martedì 1 marzo 2011

MO' TE SPIEGO, 1 marzo 2011

Spiegazioni incomprensibili di fenomeni culturali.

Il nostro terzo incontro con Frank Riccardi si apre con uno scambio di convenevoli tra il Nostro e il Caccamo. 
Caccamo: Complimenti, dott. Riccardi, se A Pieno Titulo riesce a intercettare la domanda di lettori acculturari è solo grazie a lei.
Frank: La ringrazio. Vede (rivolgendosi al Presidente, ndr) facciamo breccia anche tra gli utenti stranieri. 
Caccamo: Tutti ci invidiano la sua rubrica. Gli esponenti del culturame italiota la leggono e hanno grande invidia per la sua eminenza grigia. Grigia perché ancora la sua sapienza non è arrivata ai colori.
Frank: La sua lettura è corretta, ma tutti questi complimenti non le faciliteranno l'ottenimento dei documenti per il permesso di soggiorno. Il mio potere è solo di influenzare culturalmente, non fenomenicamente (Caccamo se ne va sconsolato).
Dopo questo gustoso preambolo, caro Frank, inizierei con la nostra intervista. 
E iniziamo, su. 
Allora, vorrei subito da lei un'analisi degli Oscar che sono stati assegnati la scorsa notte.
Che patacca! Riassumerei così, con un'espressione breve ed icastica, ancorché efficace, la cerimonia degli Oscar 2011. E' un'espressione che si può applicare tanto alla lista dei premi quanto alla presentatrice della serata e alla prima vincitrice. Patacca è un termine ambivalente, cosa che lei ignora. Io invece lo so, grazie al mio immane estro linguistico e culturale. E te lo spiego.
Come miglior film ha vinto Il discorso del re. Per molti critici questo significa un ritorno di Hollywood alla classicità. Lei è d'accordo?
(Sbuffa rumorosamente). Ma non me ne parli proprio, per favore. Eh, mi scusi. Classicità è un termine vilipeso in questo contesto. Lo si può evincere dagli studi filologici della civiltà occidentale che si sono espressi in merito negli ultimi venti secoli. Studi che questi critici non conoscono. E non li conosce manco lei, visto che mi fa queste domande. La classicità, ad esser rigorosi, non ha niente a che fare con Poussin o... come cazzo si chiama quell'altro, Canova. Manco David. E dico questo non perché cerco sempre gli stranieri, come dice qualche disinformato (allude a Caccamo, ndr), ma perché ai francesi le palle gli girano ancora, come ricorda l'ultimo vero rappresentante del classicismo, che è Paolo Conte. 
Sono giusti secondo lei i premi agli attori?
Sono profondamente indignato perché non mi riconosco in nessuna di queste vittorie. A partire da Natalie Portman, che noti esponenti dell'intellighenzia cinematografara di Latina chiamano eloquentemente gatto de marmo. E' raro nell'ambito classico vedere sculture di gatti di marmo, forse è più frequente ritrovarne nella cultura egizia. Comunque, una sola persona era per me meritevole dell'Oscar 2011 come migliore regista.
Ci dice chi è?
(Sbuffa). Ma che, davvero glielo devo dire? Ma ovviamente Cecilia Ermini, la più grande cinematografara vivente. Nelle sue opere e nella sua esistenza esprime un ardore bohèmienne vagamente anglo-francofilo postkantiano racchiuso in uno sguardo di marca prettamente esistenzial-feticista che si estende dalla più audace nouvelle vague al più retrivo dei festival di Sanremo.
E di Firth che ne pensa?
Firth ci ricorda che la nostra epoca è prossima a quella del decadimento della civiltà vedica, cioè nel senso: ma ce vedi? E' pur vero che bisogna accettare il fluire di questo caos, seraficamente, e che tutto si riassume nell'espressione più tipica del mio pensatore di riferimento, che in questo momento è Pippo del bar del Quadrato, a Latina. Lui riassume la giusta visione del mondo nella semplice frase: "Prego signori". C'è poi anche la variante di "Prego signorina", però non è che posso stare a spiegare queste piccolezze al popolino. E' un motto di accettazione nei confronti del destino, ma non in senso kierkegaardiano, anche perché non siamo sicuri che il destino accetti noi, come già Dylan faceva notare. Ci vogliono umiltà e perseveranza. La zoccolaggine può aiutare.
C'è qualche dietrologo che sostiene che l'Oscar alla Portman sia stato facilitato dalla sua provenienza israeliana.
Sono contrario a qualsiasi dietrologia, a meno che non si tratti del didietro della stessa Portman. Un didietro che tra l'altro appare in un altro film ben migliore di quello per cui è stata premiata (migliore proprio per questa ragione posteriore). Questa è un'altra prova della pochezza dell'istituzione degli Oscar. Anche per questo il sottoscritto se ne strafotte dell'Academy, anche perché la mia arte attoriale è sempre stata ignorata da questi parrucconi marcusianamente a una dimensione. Questo nonostante io abbia ripetutamente trionfato nella Mostra del cinema del Bar Venezia di Latina, il celebre festival che precede l'omonima, piccola, rassegna che si tiene ogni anno al Lido. Ma sicuramente la mostra della Palude è nettamente superiore alla mostra della Laguna.
Ma tutto questo successo di un personaggio balbuziente non segnala forse un riferimento ai film di Tarkovskij, che si aprono spesso con personaggi balbuzienti o addirittura afasici?
Guardi, io conoscevo bene Tarkovskij e lo avevo pure messo in guardia dal frequentare Tonino Guerra. Gli ho detto più volte "Accanna Tonino", vale a dire “lascialo stare”. Ma lui non mi ha mai capito. Cosa bizzarra, visto che il latinense e il russo hanno molti punti di contatto, soprattutto per quanto riguarda la performance locutoria. Comunque quella frase Tarkovskij non l'ha mai capita e ha finito per andare a chiedere materiale erboso al Guerra e da lì la nostra amicizia si è annebbiata. Anche per questo motivo in Tarkovskij la comunicazione si esprime a mozziconi. Mi sembra di essere stato chiaro nell'esprimere i miei sentimenti su Il discorso del re.
Mi scusi, ma lei chi avrebbe premiato allora?
Ancora? Ma secondo lei assegno un barlume di serietà a questa società consumistica, degenerata, composta da squallidi burocrati che non hanno fatto buone letture giovanili? Ma come si fa, dico io, a non aver mai letto le pagine adolescenziali di Marx, o le mie stesse adolescenziali, per non dire Anassimandro o Gino Marotta? Devo proprio fare un sforzo di pensiero a questo riguardo, pazienza nel senso di Andrea.
(Nel frattempo si palesa un gruppo di persone vocianti e Frank se la prende).
Oh, ma che è? Ma non sarà mica una contestazione? Questo popolino bigotto e ingordo! Questa canea, via! Questi eventi mi portano davvero a sacramentare. Mi si induce in bestemmie.
Sì, ma tra i nominati chi avrebbe premiato?
E insomma, anche lei, cosa continua con queste domande? Gliel'ho già detto, non è che se hai una crosta di pane nero ammuffito la vuoi scambiare con una patata secca. E' come recarsi al mercato nero dei tempi di guerra. Io preferisco passare da Piazzale Loreto, il cui semaforo mi ricorda l’asta del benzinaio da cui  pendeva eccetera eccetera. Posso comunque confessare una certa simpatia per The Social Network, anche perché io, come sa, sono stato il primo utente italiano di facciaminchia. Io avevo anche consigliato a Fincher di chiamare in questo modo il film, "Facciaminchia", ma lui non ha accettato. Così come non mi ha ascoltato quando gli avevo detto di scritturare Lino Banfi nel ruolo che è stato dato poi a Justin Timberlake. 
A proposito di Justin Timberlake, lo apprezza come cantante?
Lei è gradevole come una cucchiata di Bactrim. La smetta di provocarmi! Diciamo che in merito non posso esprimermi. Per motivi politici. Poi c'è anche questa situazione in Libia. La prudenza non è ancora condizionamento, ma lei questo non lo può sapere, così come il Maggiacomo non può saperlo. (si rivolge al Maggiacomo che lo disturba, ndr). Lei caro Maggiacomo, non legge i grandi classici del capro espiatorio, che vanno dai saggi di Girard alle interviste di Marzullo . E sì che lei di espiazione, specialmente posteriore, se ne dovrebbe intendere.
Cosa pensa della decisione dei giurati italiani di presentare agli Oscar La prima cosa bella invece de L'uomo che verrà?
Guardi, entrambi mi provocano una diarrea che pensavo di aver debellato con la recente ondata di influenza. L'unico film italiano che sarebbe stato meritevole di essere nominato è la più recente opera di Mariella Montemurro. Nella sua icasticità, brevità e asciuttezza di stile è un film che esprime grandemente ciò che deriva da certe frange dimenticate ma fondamentali della scapigliatura lombarda. Non ci vedo invece influenze della scapigliatura congolese. Questi sono terzomondismi d'attacco che hanno prosperato su un malinteso connubio tra rive gauche e funkazzismo. E mi riferisco agli Articolo 31 solamente di striscio.
Carmelo Bene definiva il cinema come "la pattumiera di tutte le arti". Lei invece come definirebbe il cinema?
Rispondo solo una cosa: ci vorrebbe la raccolta differenziata.




 

1 commento:

  1. Il Caccamo non è capace di fare nemmeno il ruffiano, ma cribbio!

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