La cozza
Grande scoglio della mia vita,
resto aggrappato a te come una cozza,
ma so che nella tempesta,
tu reggerai,
e sopporterai,
la mia presa pesante e grave.
L'analisi di Frank Riccardi
Siamo già in una fase successiva sia all’ermetismo che al classicismo novecentesco ungarettiano. (Passa il Passante e Frank se la prende, ndr) Questo passa e contesta come si permette, questo vociare ignorante è figlio di un’epoca deragliata. Oliva è senza una ragione e un’argomentazione, allora capisce che Berlusconi è un prodotto nemmeno più una causa. Già Nietzsche parlava del tramonto della civiltà. (Frank se la prende anche con Bobby Brambo). E lei che vuole, torni in Germania.
Allora cominciamo: la cozza, questa riappropriazione della materia non esclude un livello puramente intellettivo e umorale, chiaramente la cozza ha un risvolto esistenziale e rimanda a un’altra tradizione novecentesca che caratterizza gli anni 40 e 50 con Montale. Questa cozza non poteva certo appigliarsi così a caso, resiste alla bufera ed altro. Lo scenario è senz’altro quello, in più … (Frank se la prende con le persone presenti che si mettono a cantare) Canticchiano musiche barbariche mentre cerchiamo di diffondere oasi di cultura e classe di elevata sonorità. (Oliva vuole dire la sua: “E pigliate ‘sta sonorità”. E poi produce un’intensa pernacchia aiutandosi appoggiando entrambe le mani ai lati della bocca).
Grande scoglio. Ecco, si tratta di una metafora certo usata spesso ma quello che mi colpisce è la freschezza di Turlà, che riesce a rivitalizzare una metafora che poteva essere usurata e che qui invece vive con forza. Ecco il vulnus esistenziale e artistico della produzione di Turlà è tutta in questa immagine utilizzata come un aggrappo tra materia mondana e materia ultramondana.
C’è da notare la sincopata struttura ritmica del componimento. Turlà va sempre a capo, questo spezzarsi non può trarre la sua giustificazione da un continuum classicista. È chiaro che anche in questo ritorno alla natura è l’inquieto frammento del tempo presente moderno che fa da ambiente. Non possiamo citare il futurismo perché forse forzeremmo la mano al poeta, ma dietro alla cozza c’è un paesaggio spezzato, frastagliato e ridotto a macerie per quanto immaginifiche. Tu reggerai e sopporterai perché l’impegno è grave e gravido di conseguenze per la poesia italiana che oggi si trova un po’ in disarmo. Nel panorama poetico italiano Turlà rappresenta un tornello. La metafora sulla quale si basa il componimento è la stessa della grande canzone di Neil Young. Turlà è un tornello attraverso cui passa la folla della poesia italiana, o meglio plebaglia. La cozza spurga sì per carità ma questo spurgare nel Novecento è pressoché egemone e in questo Turlà non fa eccezione.
Nell’ultimo verso ci sono due riferimenti a Mario Luzi e a Omero. La presa pesante porta a pensare all’avanzamento dell’età e a una visione in prospettiva che possa portare a risvolti umani e religiosi. Questo per quanto riguarda Luzi. Per ciò che concerne Omero, Turlà vi si avvicina per l’uso di due aggettivi tipicamente omerici riguardo alla descrizione dell’armamento che si fa metafora della rappresentazione divina dei vari dèi incarnati nella battaglia. Metafora che si ricollega poi al peso umano dell’esistere e dell’andare avanti in questa landa che già Eliot definì desolata, ma che in Turlà si bagna di spuma marina.
Le pillole esistenziali di Livio Turlà
Voglio iniziare a raccontarvi di me dalle cose basilari. Ho 27 anni, sono nato sotto il segno dei pesci in un freddo pomeriggio di marzo. A Marsala quel giorno c'erano solo 32 gradi. La mia famiglia è sempre stata appassionata del mondo classico, come il mio nome può testimoniare. Ma io, pecora nera di casa, forse per rigetto nei confronti di quella che per me era una vita già scritta, ho preferito tradire le speranze dei miei genitori, pur continuando a coltivare il grande amore per la classicità, alla quale la nostra poesia è vicina. Ma torniamo ai dati anagrafici. Sono piuttosto alto in rapporto ai miei corregionali: 1,63 cm per 60 kg di peso. Non sono grasso, bella presenza. Ho conseguito con successo la licenza classica nel 2003. Lo stesso anno mi sono preso anche la patente. Ma non amo guidare, al volante divento troppo aggressivo. (continua)
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