Qui c’è puzza di relativismo etico. Il grido d’allarme lanciato da papi (anche con la p maiuscola), filosofi, intellettuali, pensatori liberi e in libertà vigilata, è arrivato anche alla Tobagi. D’altra parte, abbondano i filosofi e gli intellettuali – soprattutto in libertà vigilata, mancano forse solo i papi. Ma cos’è questo relativismo e perché dovremmo preoccuparci? Per provare a spiegarlo, mi permetto di citare il caso specifico del sottoscritto. Che oltre a chiamarsi, come voi ben sapete, Caccamo, ha anche un nome di battesimo. Giorgio. Bel nome, e non solo perché il mio. Ora, alla Tobagi, nuova frontiera dell’ondata di relativismo, non ce n’è uno che mi chiami con il nome corretto. Una Giorgino, l’altra Giorgione (ma sono sicuro e onorato dell’affetto di entrambe), uno si ostina a dire Giourgio (con dizione da visagista delle dive), un altro ancora fa il simpatico e azzarda Giorgessa (non hai speranze, non sei il mio tipo). Ecco, il relativismo è quella cosa per cui tutti devono avere il diritto di pensare, professare, dire liberamente le proprie idee, opinioni e convinzioni morali. Bene, fino a quando però non si mette in discussione la libertà degli altri. Soprattutto quella dei Giorgi. E dei Caccami.
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