giovedì 18 giugno 2015

MANUALE DI CONVERSAZIONE: il matrimonio del Cialtrone


- Per quanto l'arancio sia il colore dell'estate, la sposa in bianco fa sempre chic

- Il coniglio fritto ha effetti afrodisiaci (cit.)

- No alla malvasia come aperitivo. Convenirne, con seguito di condanna lanciato in gesto apotropaico.

- In realtà nessuno dei due è credente. Ma vuoi mettere un matrimonio in chiesa? Delusione tra gli invitati terroni.

- I testimoni vanno scelti accuratamente, o per lo meno asseconda della statura. Il rischio è scambiare delle nozze per una qualsiasi cresima.

- Dibattere se sia meglio una lista nozze, che è un po' trash, un conto corrente, che è altrettanto trash, o un elefante/porcellino dove imbucare il denaro. Possibilmente in valuta mozambicana.

- La musica balcanica è bella, ma ci ha rotto i coglioni (cit.)

- L'anello viene da Istanbul. Eravamo in viaggio, lei l'ha visto in vetrina. Le brillavano gli occhi. Dopo mesi sono tornato in gran segreto in Turchia per comprarlo. Andata e ritorno in giornata. Che fatica! La pietra però l'ho acquistata all'Esso di Gessate.

- Secondo le statistiche i matrimoni sono l’extrema ratio per incontrare il partner. Ma non chiedete al vostro interlocutore se vuole un pezzo di salamella.

- Dove li metto i single?

- Avevamo trovato un castello in quel di San Giorgio Piacentino. È di un amico di famiglia. Ma poi abbiamo pensato a questo agriturismo sugli appennini, tra mulattiere e stradine sterrate. No, non so dirti come arrivarci. Chiedi a Elia.

- Portare le birkenstock al ricevimento nuziale, anche tra pietre aguzze e fetido fango, è proprio da cafoni.

- In viaggio di nozze? Andremo da una punta all'altra dell'Africa, passando lungo la linea del tropico. In autostop.

- Regalare un olivo ai testimoni è roba da abbraccialberi. Se poi il testimone vive in un monolocale a Milano ricordarsi di chiamare Renzo Piano.

- Fru fru fru (cit.) Uè, ma io non c'ho capito un caxxo, ragazzi...

- Avvisare i parenti per tempo che sarai irraggiungibile per due giorni. Di seguito avanzare stime improbabili su quanto costerà agli sposi fare una telefonata nazionale.

- Accertarsi di chi si ha accanto, poi citare Il Gattopardo: "L'amore. Certo, l'amore. Fuoco e fiamme per un anno, cenere per trenta".

- Lanciare in un momento di silenzio tra i convitati: "Anche i miei amici vorrebbero tanto sposarsi". Aspettare l'interrogativo e aggiungere con soddisfazione: "Loro sono gay". Disquisire su pro e contro di un matrimonio omosessuale.

- Accertarsi che i commensali abbiano il senso dell’umorismo prima di organizzare un discorso pubblico. Soprattutto se il discorso lo si lascia fare a un qualsiasi Frank di turno.

- Obbligatorio presentarsi al lancio del bouquet. Rimanere con le mani incrociate dietro la schiena. Se sei un uomo, al lancio della giarrettiera, distrarsi concentrandosi sulla coscia della sposa.

- Tolstoj non poteva dirlo meglio: il matrimonio è una vecchia istituzione in crisi. Lui se ne ammalò e morì nella fredda e solitaria stazione di Astapovo.

- Non invitare, ripeto, non invitare mai un gruppo di giornalisti/amici tutti insieme. Saranno legati dall'odio, anche verso il tuo matrimonio.

Doña Ragu

LA BOTTE UBRIACA: la trilogia del Cialtrone

Un recente scatto di Livio Ottavio Turlà
Non ha potuto essere presente di persona nelle valli piacentine a causa del ritiro di un premio letterario per il suo capolavoro, la raccolta "Il tempo di un asterisco" che trovò casa e pubblicazione proprio grazie a questo mezzo di disinformazione. Ma il poeta Livio Ottavio Turlà ha comunque voluto omaggiare il matrimonio dell'Ad con un tris di componimenti estratti dalla sua nuova raccolta, "La botte ubriaca". Si tratta di una mirabile trilogia, già ribattezzata "del Cialtrone". Leggete e godetene tutti.


Risposte
Un sì
Un no
Un forse
Ma non ho capito la domanda


Tra parentesi
Si è sposato
(sic!)
[omissis]
{x+y}


La terra
Chi semina Lino
raccoglie foresta
È solo un problema
di concime
E di braccia rubate
all'agricoltura

MAI PIU' SENZA: collezione estate inoltrata 2015


Chi l’avrebbe immaginato che nel bel mezzo delle colline piacentine si sarebbero decisi i trend della collezione estate-inoltrata 2015. In un posto dimenticato da Dio e dal navigatore di Elia, il 13 giugno i leader mondiali della modamarepositanoamalfiesorrento hanno dettato tendenza.

Mai più senza antitaccheggio. Comprare i vestiti? Siete out. Il must dell’estate inoltrata 2015 è rubarli. Sui fianchi e sulla schiena l’oggetto in plastica contro i furti creerà meravigliose rientranze rosse che faranno tendenza sulle spiagge del Tirreno vibonese e dello Ionio tarantino. Altro che tatuaggi. Se proprio volete strafare, il top della gamma è il papillon con antitaccheggio che farà rientrare il vostro pomo d’Adamo senza permettervi di respirare, regalandovi quel colorito bluastro ricercatissimo tra Punta prosciutto e Torre Uluzzo. Perché io valgo.

Mai più senza velette a frisella. È inutile dirlo, le donne hanno dettato le regole. Oltre a una bellissima donzella di arancione vestita con tanto di girasole in mano, si aggirava tra gli ospiti un quartetto alla Sex and the City of Bettola. Sul capo indossavano costosissime velette multicolori con vere piume di pavone cinese comprate nella regione del Sichuan. Vince il contest la veletta arancione indossata da lemonchica. Peccato che il maestro a fine serata, in preda alle allucinazioni della fame, l’abbia scambiata per una frisa pugliese senza glutine ingurgitandola insieme a un’insalata di pomodori.

Mai più senza leggins maschili. Indossati con classe tra un paio di gazzelle e una camicia di due taglie più piccola, Frank Riccardi ha sdoganato il pantalone strizzato - meglio noto come leggins maschile - retto da un paio di bretelle di tessuto non tessuto. Pare che Kledi Kladiu e Roberto Bolle ne abbiano già chiesto un paio. Alla fine, per divulgare la nuova tendenza anche nella provincia italiana, decide di lasciarli in dono alle simpaticissime signore de Le cascate, che li hanno subito usati come outfit per l’asino del recinto accanto.

Mai più senza magliette con la faccia di Alvise. Nessuno ha capito cosa i mattacchioni amici dello sposo volessero dire con le magliette distribuite a metà giornata con il faccione del cialtrone. Chi l’ha visto? le ha già richieste per il collegamento della puntata sulla scomparsa dello sposo mentre tornava verso la metropoli milanese a bordo di una Cinquecento del ’61.

Mai più senza rigato rosso del 1955. Un completo gessato con righina sottile rossa non si vedeva sulle colline piacentine dalla festa del fieno del 1955. Quando il Pres si è presentato con cotanto completo unito al farfallino abbinato, tra le strade sterrate si è sparsa subito la voce. Tanto che Gianni Drudi ha deciso di onorare con la sua musica l’attesissima festa del fieno 2015 del 4 luglio: un evento per conoscere e per conoscersi, quando un giorno vista l’ora è appena finito e un nuovo giorno è appena cominciato, un giorno in più per amare e per sognare.

Mai più senza uccellini. La vita è teatro. E il teatro è la vita. Commossa davanti a uno spettacolo sull’amore tra omini di fil di ferro e uccelli del paradiso, la donna fugata di Madrid, meglio nota come “tramonto andaluso”, ha deciso di sostituire il chihuahua nella borsetta con un cocorito brasiliano. Il povero cagnolino è rimasto a Le Cascate. Sarà servito come coniglio fritto alla prossima cerimonia.

L'ex direttrice editoriale

mercoledì 17 giugno 2015

MO' TE SPOSO: della goduria post-coloniale


Ricordava l'amato Jorge Luis Borges, poeta incommensurabile, che gli specchi e la copula sono abominevoli, poiché moltiplicano il numero degli  uomini. Ecco, il passaggio normativo per la copula, nel nostro grezzo mondo, è sempre stato l'istituzione matrimoniale. Già dunque deprecabile in sé, con la nascita di una coppia a nome Losi il matrimonio assume non una, ma almeno 50 sfumature di cialtroneria. Non staremo a elencarle: ci limitiamo a segnalarne il colore, l'arancione. Un tempo associato ai bonzi, è ora una gradazione tipica degli sbronzi, quelli di cui l'ormai signor Cialtrone si è circondato durante gli orridi festeggiamenti del suo matrimonio - messi in scena in una cascina che meritava di essere ridotta in macerie: e sulle sue rovine, passeremmo volentieri a spargere il sale...ma  quello rosa dell'Himalaya, sempre abbondante nelle cucine più incialtronite.




Catone, nell'antichità, voleva fare la stessa cosa con Cartagine: ma la capitale fenicia è già troppo cheap per i nostri sposini, in procinto di portare il loro disgustoso pucci-pucci ad altezze equatoriali. Ovvio, perché con qualche zulù intorno la relazione si avvia meglio. Ma non per le ragioni anatomiche che voi volgarotti pensate. Gramscianamente, il matrimonio è istituzione volta a perpetuare il dominio delle strutture sociali esistenti: e i negretti bene in vista servono appunto a solleticare la schadenfreude dei nostri bravi borghesucci appena accasati. La goduria post-coloniale aumentata dall'altrui miseria è un sentimento che più dell'amore può unire per il resto della vita. Inizi a provarlo in Africa, ma anche un giro per la circonvallazione esterna di Milano o a casa di colleghi giornalisti terroni lo rivampa con facilità.

Per questo, il minimo che possiamo augurare a delle persone così brutte è d'incappare in una tribù di Caccami agguerriti e tignosi, pronti a torturarli con uno spettacolo di marionette tribali muto ma con rumori di scena in swahili. Ad maiora, e soprattutto ad maiolica – quando bisogna condividere il cesso per l'eternità, anche le pareti sullo sfondo assumono un'importanza metafisica.

Frank Riccardi
con la partecipazione straordinaria della Jefferson Images

LA FOSSA DEL QUORE: edizione matrimonio

Storie d'amore, racconti strazianti delle vite amorose distrutte dal matrimonio del Cialtrone

Danze intorno al fuoco, orge e sacrifici animali per accompagnare alla tomba un amore durato
dieci anni. Come sempre ha stupito la generosità degli sposi che si sono lanciati in una vita di  tristezza e routine con il sorriso sulle labbra, mentre offrivano ai propri ospiti un baccanale degno di Andrea Dipré.

Ma visto che nell'universo nulla si crea e nulla si distrugge, la fine di un amore è sempre accompagnata dalla nascita di altri: perché, secondo voi, i matrimoni sono i posti migliori per
rimorchiare? La nostra Lilli Gruber di Caserta, che sarà pure nata tra le rotative del Mattino, ma mica ieri, lo sapeva bene. Arrivata con il preciso intento di riequilibrare il karma galattico, ha puntato fin dalla cerimonia la sua preda: una pregevole controfigura di Un Posto al Sole, scappato dal set
approfittando del parapiglia creato da un falso allarme eruzione. Appena fuori dalla sua gabbia dorata il belloccio ha iniziato a vagare senza meta finché non è stato salvato da una lupa dell'Appennino. Solo per puro caso si è ritrovato alle pendici dei colli piacentini dove tutti gli invitati lo hanno scambiato per un amico dello sposo: aveva il loro stesso sguardo, quello della mucca che vede passare il treno.

Purtroppo la nostra Lucia Goracci dalla Campania Felix, ignorando le più basilari regole della fisica
quantistica, ha tentato di conquistarlo con il suo superpotere: una spietata serie di trasmissioni telepatiche. Le onde hanno iniziato a rimbalzare tra le orecchie del poverino creando un prevedibile effetto doppler. Sul far della sera, tra l'indifferenza alcoolica generale, la testa del malcapitato è esplosa  dando luogo al falò intorno al quale hanno avuto inizio le danze (ed è stato allora che qualcuno ha esclamato: “è ora di cucinare il maiale”. Ma questa è un'altra sanguinosa storia).

Altrove, nel frattempo...

Gli anziani si erano già ritirati nelle loro stanze. Con un bieco pretesto il Biondo – dalla tradizionale
capigliatura ossigenata con gli effluvi della grappa – ha conquistato il giaciglio più ambito, accanto alla gattopardesca Dama che per tutto il ricevimento era stata oggetto delle fantasie erotiche dei più. Un brutto gesto, che lo Hugh Hefner di Latina non ha tollerato: era pronto a lanciare un esercito di pidocchi contro i barbuti individui dal risvoltino stravagante che avevano guardato troppo insistentemente la sua prediletta, ma un tale colpo basso lo ha lasciato di stucco. È così partita la sfida a singolar tenzone molto temuta dagli altri occupanti della stanza: i due hanno iniziato a scambiarsi freddure che son presto diventate parafrasi forbite, degenerate in insulti da bar e, infine, in peti. Ed è qui che gli astanti, pur curiosi di scoprire chi ne sarebbe uscito vincitore, si sono lasciati vincere dall'istinto di sopravvivenza rifugiandosi nel più prossimo riparo di fortuna: una tenda rossa a soli quattro giorni di cammino. Anche da lì, però, potevano sentire il russare dei due contendenti, deducendo quindi che, sopraffatti dalla loro stessa sfida, fossero svenuti e si fossero quindi addormentati.

Ma la Fossa del Quore può proporvi un documento esclusivo che svela i retroscena di quella notte
burrascosa. Abbiamo ricevuto una lettera da chi c’era:

Carahhhahahahahahah Fossa del Quore,

ma dove sono finiti i gentiluomini di una volta? Lasciarmi lì, da sola, in mezzo a 'sti due bifolchi! Ma
ci credi che nessuno ha pensato a tirarmi fuori da lì? Se ne sono andati! Ed io ero legata al letto (il Biondo aveva appena finito di colorare le sfumature di grigio) ad aspettare... che credevo che si fossero dimenticati proprio! E poi mentre ero lì che poco poco stavo per svenire, il mio cavaliere è partito a spiegare l'origine della nobile arte di ammazzarsi di peti. D’improvviso, illuminato sulla via della dissertazione quel barbaro senza re esclama:

“Ma tu conosci il Peto Più Fulminante dell’Emilia?!”

”Eh come no! Ma le pare! Stavamo in classe insieme”
”Ah ma allora stavi in classe pure con me! Sai, ho un po' di problemi con i nomi... ma anche con le
facce. E poi quelli con la barba sono tutti uguali”


Ciò detto, si sono riappacificati davanti all'ennesima boccia di vino. Quando ho fatto notare che
anche io stavo lì si son guardati con aria di intesa, hanno messo su la stessa cassetta che da adolescenti usavano per far credere ai genitori di star dormendo mentre si ammazzavano di seghe e.... come si diceva ai nostri tempi: tu is megl' che uan”.


La Ele

IL SABATO DELLA ZIZZANIA (matrimoniale)

Il Testimone della Zizzania

"Zizzania is a dish best served cold”

Pochi lo sanno, ma un giovane Tarantino fece una breve esperienza da stagista nella redazione di Pieno Titulo. Solo persone orribili come quelle conosciute a Sesto Marelli potevano permettergli di esplorare a fondo quei sentimenti puri di odio e vendetta a noi così cari e familiari. Solo lì poteva trovare l’ispirazione per scrivere Kill Bill. Certo, il Pres non è Uma Thurman, perché con la tuta gialla sembrerebbe un obeso con dei problemi nel vestirsi. Ma l’omaggio è evidente.

Pieno Titulo è rimasto in coma per tre anni e mezzo. Il regista americano ha voluto citare questa traumatica pausa con la sequenza del coma della Sposa. Ovviamente non è un caso che ci sia un matrimonio di mezzo nella realtà come nel film. La verità è che la zizzania ha covato nel silenzio per lunghi mesi, data per spacciata. I membri della redazione divisi e sparpagliati dai tragici e frivoli eventi della vita come convivenze, assunzioni, contratti di lavoro, partite aziendali di calcetto. Addirittura Umberto Eco l’altro giorno ha fatto scalpore dicendo “Senza quei deficienti di Pieno Titulo internet è un posto migliore”.

Ma poi è arrivata la chiamata del Cialtrone. E noi tutti l’abbiamo interpretata nell’unico modo possibile: ci sta sfidando. Vuole vedere se abbocchiamo a questa sua ennesima baracconata. Perché un anello al dito non cancella anni di cialtronate.

Resoconto del (presunto) matrimonio.

- La scelta del testimone già doveva far intuire il clima goliardico del tutto. Purtroppo il furgoncino di Scherzi a Parte è rimasto bloccato dal traffico allo svincolo di Fiorenzuola e la farsa è andata avanti per due giorni, con somma gioia della redazione.
- Tra gli invitati, colpo di scena, la sorella di Milani. Un bieco trucco, ideato dall'inviato più tozzo del pianeta, per distrarre tutti e potersi ingozzare al buffet senza dare nell’occhio.
- Maggiacomo è stato visto in stato confusionale dalle parti di Bettola dopo un digiuno di 56 ore, non avendo trovato cibi conformi al suo regime alimentare. Per il George Clooney di Itri un nuovo smacco, dopo la tizia che l’ha definito “quello coi capelli sale e pepe”.
- A proposito di capelli, Glenzer li ha ormai lasciati nel cassetto (forse definitivamente), insieme agli occhiali rosa da rave che avevano fatto innamorare tutte le novantenni di Verbania.
- A proposito di novantenni, la Ragusa ha invece portato il ventaglio, tocco di classe in una cerimonia contraddistinta da Frank con le scarpe che usa per andare in piscina, Pres vestito da addetto alle pompe funebri, il panama di Canetta in partenza per le Bahamas e gli improponibili copricapo delle signore tobagiste che speravano di copiare l’alta società di Ascot rivolgendosi ai cinesi sottopagati di Paolo Sarpi.
- Alcuni invitati sono stati sorpresi a lanciare pezzi di coniglio nei campi. Altri hanno rubato una bottiglia con un amaro alle erbe utilizzabile solo come olio per motore. Qualcuno si è imboscato con mezza torta di verdure, scene raccapriccianti che manco a Birchenau.
- Non si può non menzionare Milani che, intento a farsi un selfie con la lingua, ha sputtanato il navigatore satellitare, guidando dieci persone nell'ignoto delle campagne piacentine, tra stradine fangose e salite sterrate al 23% di pendenza. Quando ha realizzato che si stava perdendo il pranzo ha bloccato la fila di auto in mezzo agli Appennini prendendo in realtà pochi insulti rispetto al previsto.
- Il sindaco ha chiesto al testimone di salire su un gradino per le foto di rito. La sua famiglia si trova ora in una grotta del Supramonte, per punire lo sgarro. E non verranno mai più ritrovati.
- La Brianzoli continua a mietere consensi per il suo consorte, picciotto della zizzania subito a suo agio nel clima di insulti e cattiverie. Lei, capace di esportare l'esperienza di odio maturata negli anni anche in campi a noi lontani come la sanità lombarda, si conferma regina di eleganza soffiandosi il moccio all'alba per mezzora. L'ha fatto in bagno, consapevole che ci avrebbe svegliati tutti ma allo stesso tempo costruendosi un alibi di educazione inattaccabile.
- Scimitarra Lessi è arrivato dopo aver accompagnato le nonne a vedere la Sindone. Il giorno seguente tutti i giornali hanno titolato sull'incredibile storia di una persona posseduta dal demonio che parlava in lingue sconosciute davanti alla reliquia. Era lui, in trevigiano stretto, posseduto dal vino rosso.
- Il discorso agli sposi di Frank è stato il momento più toccante del weekend. Parecchie donne presenti, dai 6 ai 117 anni, sono rimaste affascinate dalla cultura e dalla parlantina di questo genio incompreso, incomparabile artista della minchiata. Tra gli altri, molto colpito il padre della sposa, che ha accarezzato l'idea di strangolare a mani nude il simpatico omino con gli occhiali e seppellirne i resti accanto alla tomba di Gramsci.
- Al discorso non era presente l'avvocato Canetta, che come sempre ha fatto la scelta migliore di tutte: andare a farsi una sana pennica per evitare gli sproloqui del Riccardella.
- Il faccendiere Fiore, dopo aver finito le madonne per aver sputtanato la patina dell'auto nuova nelle stradine impervie scelte da Milani, si è fissato un solo obiettivo per il weekend. Attaccare rissa con chiunque. Un parente dello sposo ha rischiato di raggiungere il Creatore per aver osato toccare il gomito alla Baratta durante una tirata partita di Twister. I Bonnie & Clyde del giornalismo italiano avevano come grande attenuante l'aver ospitato la Ragusa, lenta e lamentosa come il miglior Busquets.
- Caccamo è sopravvissuto agli scafisti e ai Cie, è fuggito dalle guerre, dai genocidi, da Boko Haram. Ma non sfuggirà dai capelli bianchi.

Ora basta.
Ora è tempo che la zizzania torni a fermentare nell'ombra.
Tanto questo matrimonio sarà invalidato, perché negli atti ufficiali ho firmato Pietro Paolo Virdis. E ho pure messo la faccina che sorride accanto alla firma del sindaco.

PPP

CACCAMO&SPOSATO: le nozze degli impresentabili

Lo diceva donna Bindi: questo matrimonio non s'ha da fare. E invece Losi Girolamo Lino Alvise, vezzosamente detto Cialtrone, se ne è fregato e, su quel ramo del lago di Bolsena che volge alle valli piacentine, il matrimonio l'ha fatto lo stesso. Lo sposalizio di Alvise ("secondo me è il cognome", cit.) è stato un perfetto spot di questa nuova Italia renziana.

Cominciamo dallo sposo: impresentabile, eppure candidato lo stesso, nonostante le pressioni della sua ex Rosy Bindi. E poi, matrimonio celebrato il giorno prima dei ballottaggi, in evidente spregio del silenzio elettorale: solo un sussulto di prudenza (Alvise sapeva benissimo di avere intorno a sé una schiera di cronisti di razza - bastarda) ha fatto sì che lo sposo pronunciasse un timido e accennato "sì" al referendum su se stesso. La sposa, stanca di essere usata per questi ignobili giochi di potere, avrebbe correttamente evitato di rispondere. D'altra parte, il Cialtrone si era già intestato un fantomatico jus primarie noctis.

Il nostro giudizio non è severo, al massimo Severino. L'impostazione renziana invece è fin troppo chiara: la 500 in omaggio a Marchionne, la celebrazione a Bettola (Bersani aveva avvertito: "oh ragassi, mica siamo qui a mangiare l'impepata di nozze"), circondati da Boschi, non c'era il vino di D'Alema, e poi quell'evidente spot pro Jobs Act. Cos'altro rappresentevano i due testimoni dello sposo, se non un contratto a tutele crescenti? Infatti, tra tutti gli articoli che ha letto il celebrante, mica è stato citato l'articolo 18... 
Ci mancava solo che cantassero Fratelli d'Italicum.

Daoud

L'INCHIESTA SCOMODA: Lino e il contrabbando di tessuti


Di sicuro c'è solo che si è sposato. Ma dove? E quando? Non ci sono certezze perché mancano i testimoni: erano impegnati in una cresima. Ci sono pezzi di storia che non combaciano in questo fine settimana. Una storia di complici (Milani e Pruneddu), depistaggi e oscure manovre della sinistra emiliana.

Alvise Losi non è un giornalista. È in realtà un pericoloso contrabbandiere di tessuti. Come dimostra il suo secondo nome: Lino, soprannome affibbiatogli da un gruppo sottopagato di agricoltori peruviani. Il matrimonio è servito a un doppio scopo: passare indenne le dogane lombarde e reperire nuove risorse. 

Lo sposo è ricercato da tempo per contrabbando di juta. Gestisce da anni una filiera che dall'India alla Cina percorre interi continenti. I viaggi esotici sono stati una copertura che ha retto per anni. Secondo stime del C.a.z.z.o (Consorzio Agricolo Zizzania e Zabette Organizzato), l'abito di Losi era intrecciato con 14 tonnellate di juta. Il bizzatto viaggio in una 500 dello stesso colore dell'abito serviva solo a mimetizzarsi e superare le dogane del casello. Una volta in Emilia Romagna, Losi ha potuto contare sull'appoggio dell'estrema sinistra. Che però in cambio ha preteso di controllare l'intera cerimonia in un feudo amico al partito: Bettola. Il luogo dei festeggiamenti non era in realtà un esercizio aperto al pubblico ma una magione privata dello sposo. Come confermano le iniziali: Agriturismo Lecascate. AL, come Alvise Losi. 

Una volta giunti a Calenzano frazione di Bettola, Losi si è liberato della giacca. Ha avuto però bisogno di tempo. Ne ha avuto in abbondanza grazie al depistaggio di Elia Milani che, facilitato dalla dissimulazione di Pruneddu, ha trascinato gli invitati fino a Chiavari. Al ritorno, la giacca era già sparita dalle spalle dello sposo e sfilacciata con un telaio successivamente camuffato da allestimento teatrale. 

Che fine hanno fatto le preziose fibre? L'espatrio è stato affidato ai fratelli Milani, che poco prima avevano finto sorpresa per un incontro largamente concordato: lei ha nascosto il bottino tra i capelli, lui ha preferito mangiarlo. Il gonfiore di fine serata non si spiega altrimenti.  

Le buste raccolte con la menzogna del matrimonio sono solo denaro contante non tracciabile: finanzierà il contrabbando, che ora intende allargarsi all'Africa. 

Ecco allora la verità: Alvise Losi detto Lino è un contrabbandiere di tessuti. Ha 55 anni e si è sposato nel 1997 a Bogotà con Armando. Irene è la figlia comprata al mercato di Lima, utilizzata per la cerimonia di copertura appena compitua la maggiore età. A San Giorgio non si è sancita alcuna unione civile, come dimostrano le false generalità del testimone. Losi, la figlia Irene, l'emissario dei sudamericani Pruneddu e la sua guardia del corpo Alberto hanno siglato un accordo internazionale. Davanti agli occhi di tutti.

Il Faccendiere

martedì 16 giugno 2015

LE PAGELLE DEL PRES: il matrimonio del Cialtrone


Per chi non ci credesse, rieccoci qui. I profeti della zizzania, le penne della discordia, i taccuini della disinformazione. D'altra parte certi coglioni non finiscono fanno dei giri immensi e poi ritornano, come diceva Torquato Tasso Alcolico (Frank Riccardi docet). Sono d'accordo, purtroppo abbiamo deciso di tornare per un'occasione insignificante quale il matrimonio dell'amministratore delegato più cialtrone, anzi Cialtrosius, che la storia ricordi. La decisione improvvisa e irremovibile nasce anche dal fatto che il prossimo grande evento in calendario sarebbe stato il ritiro del primo assegno pensionistico della nostra comune amica spagnola (non facciamo nomi perché noi abbiamo tatto). Comunque, in tempi di quote di redistribuzione e immigrazione coatta, non si dica che noi non abbiamo un occhio di riguardo per i profughi. L'idea di questa iniziativa infatti è da ascrivere al consulente emotivo Daoud che non sempre pensa, ma quando pensa...

SPOSO voto 10.  La sua bellezza è pari solo alla sua eleganza che è pari solo alla sua credibilità. Costringe gli astanti a un interminabile viaggio tra le valli piacentine millantando la presenza di cascate che solo pochi fortunati dopo chilometri di scalata hanno avuto il piacere di ammirare. Presenzia alla cerimonia con grande garbo e classe, pomicia con perizia e trasporto con la sposa (voto 10 anch'ella, ovviamente) non appena ne ha l'occasione. Scala i monti a bordo della 500 con gramsciano sprezzo del pericolo. Poi si rende protagonista del primo furibondo litigio con la coniuge su una discesa piena di sassi e caccami. Dopo il matrimonio non è più lo stesso. E dire che già un tempo c'è chi lo aveva inopinatamente definito "brutta persona". Ma noi siamo convinti: sarà ancora migliore di un tempo. Bello sforzo.

IL TESTIMONE voto 4. Prima si prende tutta la scena decidendo di celebrare la sua cresima in contemporanea al matrimonio dell'Ad, poi si perde sulle valli affidandosi scriteriatamente al senso dell'orientamento di Jefferson. Manca dunque la sua testimonianza sull'aperitivo. In serata progetta un incendio, per finire poi a sirtakare con l'ex direttrice editoriale. Il faccendiere prende nota nell'ombra. Per chiudere in bellezza, discetta di Riviera Adriatica con due loschi figuri. E poi la notizia più drammatica: costretto pure a luglio e agosto all'esilio settentrionale, non potrà presenziare alla stagione estiva del Su Pistillone,

IL PRES voto 4. Non gli viene in mente di invitare Gianni Drudi, si deve far consigliare il rilancio della sua creatura dal consulente emotivo, si veste come un cameriere della Cinzano. Poi arriva e parcheggia pure in maniera ignorante davanti al Comune. Non gli riesce neppure il depistaggio sul direttore editoriale che chiedeva lumi su quale fosse la sposa. Prosegue la sua fallimentare campagna prendendole di brutto a biliardino e a scopa. Corona il tutto dormendo per terra. Non ci sono più i presidenti di una volta.

DAOUD voto 8. In una calda serata di inizio giugno, mentre si sta soffiando il naso coi piedi, ha un'illuminazione: la zizzania tobagista deve tornare. Si adopera per riuscirci con grande impegno e dedizione, caratteristiche comune agli immigrati della sua pasta, non quella del capitano che stavolta resta cautamente a casa dopo aver spruzzato ai suoi tempi il bagno del Pruneddu in seguito a uno starnuto assassino. Sente la mancanza di Zubumba e prova a sostituirlo con un curioso cagnetto con una coccarda al collo, ma non è la stessa cosa. Se ne va quando sta calando il buio, vengono fuori le lucciole e il tempo è ormai quello di un asterisco.

IL FACCENDIERE voto 7. Arrivato in extremis, rischia subito di essere cacciato dallo sposalizio per un attacco di stupidera salentina acuta. Rientrato in sé, torna con grande sapienza nell'ombra dalla quale era incautamente fuoriuscito. Scompare anche lui con la comitiva guidata da Jefferson, quando si ripresenta ai festeggiamenti partecipa attivamente al dossieraggio matrimoniale. Si trasforma in un incrocio tra Maicon dei bei tempi e Dani Alves a biliardino, trionfa a carte. Poi osserva la consorte partecipare alle attività comuni con lo stesso sguardo di Peter Griffin quando guarda il Pollo.

L'AVVOCATO voto 8. Sicuramente uno dei migliori in campo. Si presenta con un papillon annodato in tempi e modalità da medagliere olimpico. Il cappello alla Indiana Jones, anzi secondo qualcuno alla Sean Connery versione padre di Indiana Jones, gli conferisce quell'aria sbarazzina che ha fatto così innamorare tutte le ascoltatrici dei Soundtrack Brothers Show. Pianta con esiti discutibili la tenda in mezzo a una riserva naturale di zanzare. Vero colpo da maestro la mattina seguente, quando si risparmia la visione delle altrui occhiaie ad altezza ombelico e rimane in tenda a procreare, o più probabilmente a disquisire di pallanuoto.

IL DISINFORMATORE CULTURALE voto 8. Meno in forma del previsto nella disciplina in cui è stato indiscusso campione mondiale per 5 anni consecutivi, quello dello stipamento del piatto. Mangia con moderazione, eloquia con la solita cialtroneria. Spinto dagli estimatori zizzanieschi a prodursi in una delle sue dissertazioni colte arringa la folla con un improvvisato Mo' te sposo. Presenza insipida in serata quando si spegne progressivamente in una gramsciana malinconia post spiegazionista. Straordinario in camera da letto dove duetta mirabilmente nel concerto a fiati suonato dal direttore editoriale. Risultato magnifico, senza nemmeno l'ausilio del ghirillo.

IL DIRETTORE EDITORIALE voto 9. E' lui la sorpresa più positiva della giornata. Testuale. Il suo arrivo era quotato quanto il triplete della Juventus. E lui imita la sua squadra del cuore che ha testualmente trionfato a Berlino arrivando persino in anticipo sulla tabella di marcia. Sorretto dalla sua grande memoria per nomi e luoghi, si trascina elegantemente a destinazione dove si produce nella consueta serie di alcol, bestemmie, burocratismi testuali. Protagonista del concerto notturno insieme al disinformatore culturale, suo antico rivale ai tempi della IV Pianificazione Testuale, pare essere riuscito persino a tornare sano e salvo in quel romantico tugurio da muro di Berlino che chiama casa. 

LA LEMON CHICA voto 7. L'unica donna di Pieno Titulo. E ci sarà un perché. Anzi ce n'è più di uno. Splendida con la veletta (o comunque si chiami quel diabolico arnese che lei e le altre infinitamente più brutte astanti indossano sul capo), incantatrice con le parole, ammaliatrice con gli sguardi, appassionante nei ragionamenti, conturbante nei movimenti. Insomma arriviamo al dunque: siamo noi i prossimi?

L'EX DIRETTRICE EDITORIALE voto 8. L'unica donna a essere stata allontanata da Pieno Titulo considerata meritevole di un voto tutto per sé. Questo essenzialmente per quattro motivi. 1: il suo straordinario look da Black Dahlia. 2. la sua magnifica e faticosissima vittoria a Twister. 3. la sua cura nel creare un improvvisato cuscino per il Pres e soprattutto 4. le sue mancate lamentele quando il Faccendiere sta giocando a biliardino. A Pieno Titulo le donne, a meno che non siano la Lemon Chica, piacciono così.

JEFFERSON voto 4. Come spesso gli accade è uno dei peggiori in campo. Limita al lumicino le imitazioni di Mosca e compagnia, non si produce in nessun pendolino. Causa lo smarrimento di metà degli invitati con una inutile gita sull'appennino ligure giustificata con la volontà di passare per il percorso naturalistico. E, soprattutto, è ignaro della presenza della sorella al matrimonio. Il loro incontro è una scena commovente che non può offuscare i pesantissimi demeriti del tobagista più grasso dopo il Pres.

IL MAESTRO voto 7. Elegante come solo un Maestro può ambire a essere, conferisce autorevolezza e stile a tutta la cerimonia, impreziosita dalla proiezione della sua opera omnia sullo schermo allestito nella tenda dell'avvocato. Lo Stanley Kubrick dei Tinto Brass si deve invece accontentare di sopportare sadomasochisticamente il duetto direttore editoriale - disinformatore culturale.

IL RAGNO voto 6. Esordio da non disprezzare per il bestemmiatore più veloce del Nord Ovest. Il massimo esperto in feste di laurea (tranne che nella sua) presenzia al suo primo matrimonio con la discrezione che da sempre lo contraddistingue in tutte le attività che non comportino il respirare. Stringe un patto di non belligeranza col Pres sul numero di fette di torta, non si ferma a dormire perché a casa lo aspettano i ritocchi finali al suo nuovo pamphlet filosofico (dopo il grande successo di Dio o il Mondo? Eh sì, no, infatti) ambiziosamente intitolato Critica della Bestemmia Pura.

LO STREGONE voto 9. Fuoriclasse assoluto.

TUTTI GLI ALTRI voto 0.

Il Pres