mercoledì 5 gennaio 2011

Le pagelle del confine: parte II

Il nuovo Clint Eastwood e' Bobby Brambo
Tommaso Canetta: il Sergio Leone di Lambrate
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***** (all’interpretazione di Bobby Brambo)
La produzione faraonica del Ministero della Salute permette al Sergio Leone di Lambrate di esprimere tutta la sua verve creativa. Il sostanzioso cachet ha fatto accettare persino una star di prima grandezza come Bobby Brambo di apparire nel progetto. Il dettaglio del mozzicone ormai consumato tra le labbra di Bobby è da antologia del cinema.

Roberto Brambilla: il Kieslowski di Sesto
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Brambilla riprende il confine per eccellenza: il cimitero, luogo del passaggio dalla vita alla morte. La carrellata è di una lentezza degna del più pesante cinema polacco, l’inquadratura della statua della Madonna è magnifica. Sembra che in quel momento passasse di lì Kieslowski redivivo e si sia offerto di aiutare Brambilla. È un minuto ma sembrano 25.

Giuliana De Vivo: la Sofia Coppola di Caserta
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Le intenzioni erano buone. Di solito si dice così quando il prodotto finale non è all’altezza della situazione. Non fa eccezione il video di Giuliana De Vivo, affermatasi in Campania per la sua poetica del marciapiede dissestato. A Milano perde i suoi riferimenti visivi e non riesce a esprimere in pieno la sua ottima idea di confine tra pubblico e privato. Si riscatta come attrice nel video di Lessi.

Il taxista che si e' offerto di aiutare Lessi
esibendo sul suo mezzo una calza,
o una mutanda, o Dio sa cos'altro.
Davide Lessi: lo Scorsese alcolista
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Inizia con un particolare della De Vivo, passa a un cartello di divieto di entrata ai cani. A parte il brillante montaggio intellettuale, Lessi costruisce un ottimo minuto, impreziosito da una serie di zoomate assolutamente gratuite. “Ma d’altra parte, abbiamo una telecamera in mano, facciamo finta di sapere come usarla”, ha pensato lo Scorsese alcolista. Il passaggio al taxi finale è geniale, ma ancora non si è capito cosa fosse quello straccio nero legato all’auto: una calza, una mutanda? All’odore l’ardua sentenza.


Una piccola parte dei ritagli
esaminati dalla Ragusa
Silvia Ragusa: la Francesco Rosi sicula
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La Ragusa svela con audacia gli abusi d’ufficio di Finmeccanica, mettendoli in relazione con gli spazi espositivi. Fila tutto liscio come l’oglio, anche nell’uso delle centinaia di migliaia di ritagli di giornali che la Ragusa aveva tenuto da parte per il progetto. Si dice che Fiore abbia dovuto fare una disinfestazione da stampa qualche ora dopo le riprese.

Filippo Santelli: il Terrence Malick di Treviso
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Santelli torna al cinema dopo il suo celebre La sottile linea di merda e lo fa illustrando l’ambiente di via Padova. Qui sì che si vede il tocco documentarista, altro che i porno agiografici di Maggiacomo. Buona l’estetica, nessuna sbavatura visiva. Per non farsi mancare niente, Santelli dopo le riprese ha contestato il modo in cui due pedoni stavano attraversando sulle strisce.

Francesca Gobbo: l’Agnès Varda friulana
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Con il video di Francesca Gobbo, Sesto Marelli diventa ufficialmente il comune più filmato dal cinema italiano nel 2010. La Gobbo indugia giustamente per una cinquantina di secondi sul cartello di Sesto San Giovanni. Una pesante accusa che denuncia la verniciatura del cartello, fatta con sostanze corrosive.

Artista anonimo: il Malvenuti non dichiarato
Tra i video presentati, si è palesato a un certo punto uno strano video del quale non si conosce l’autore. Qualcuno attribuisce l’anonimo a un Malvenuti giovanile, altri lo accreditano a Paolo Pegoraro. Altri ancora sostengono fosse il minuto di Arvidsson. Insomma, un vero rompicapo. Una sola cosa è certa: nessuno ne rivendicherà mai la paternità.

Silvia Favasuli: la Zeffirelli di Locate Varesino
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La Favasuli torna sui luoghi dove aveva ambientato i suoi precedenti lavori: Beata Provvidenza e Mannaggia al Clero, ovvero Santa Maria delle Grazie. Il parallelo tra il rumore del traffico e il silenzio del chiostro della Chiesa è acuto. Il confine tra agitazione e pace. Peccato che in una cappella laterale stessero proiettando ad alto volume un film di Maggiacomo.

La locandina del seguito
del video di Eliano Rossi featuring
Gianluca Maggiacomo: Rose e tette.
Eliano Rossi: il Kubrick brasiliano
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Ovvero, l’arte del riciclo. Rossi si reca di prima mattina a casa Fiore e ruba la rosa regalata da Pruneddu alla Favasuli per usarla a suoi scopi. L’esito è uno stupendo minuto dove la rosa rossa è simbolo di diversi confini. Quello dell’acqua che esce dal bicchiere, quello tra un amore che inizia e un amore che finisce, quello tra vita e morte. Unico neo: a Rossi toccherà ricomprare una rosa alla Favasuli. Visti i tempi, ha già chiesto un prestito.

Alvise Losi: il Van Sant di via Feltre
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Losi inaugura il filone delle opere girate nelle strutture del master con un video premonitore. Losi mette in scena il suo maggiore incubo: Paolo Pegoraro. Camera a mano alla Van Sant, è Pegoraro quello che da dietro la macchina si aggira per i corridoi della Tobagi, spia le redazioni di MM e Sestina, sente parlare Venanzio in latino. Il meccanismo è svelato nel finale facebookiano. Speriamo di non fare la fine degli studenti di Elephant.

Alessandro Oliva: lo Steno romagnolo
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Libero, Manifesto, Il Giornale, Liberazione. Oliva sceglie tutti i quotidiani più moderati per realizzare il suo video sul confine. Fiducia e sfiducia, come diversi quotidiani leggono la stessa notizia. Interessante la panoramica sui piedi dello stesso Oliva, che disattende tutte le leggi della rappresentazione filmica. Si stima che Oliva in un minuto sia riuscito a rompere inconsapevolmente 148 regole di base per la ripresa cinematografica.

La fonte di ispirazione da cui
Pruneddu trae gli spunti per i
suoi capolavori.
Pietro Pruneddu: il cugino Taviani
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Pruneddu si ispira a un fatto della sua infanzia per realizzare il suo minuto sul confine. Si racconta che all’età di quattro anni sia stato rinchiuso in cantina per tre giorni consecutivi per aver detto di essere il figlio illegittimo di Pusceddu. Trasla l’esperienza nel Polo universitario di Piazza Montanelli. Barricati al secondo piano. Poetica la ripresa del water, lo stesso nel quale Pieroni trascorre le lezioni di Daniela Ovadia a leggere Panorama.

Giorgio Caccamo: il Romano Prodi del cinema
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Il testimonial della giornata mondiale del semaforo rende onore al suo ruolo e riprende incessantemente le lucine rosse e verdi dove si passa il badge all’entrata della Tobagi. Scimmiotta Malvenuti quando mostra una mano che apre una porta. Mezzo voto in meno per il casting.

Francesco Riccardi: l’Orson Welles de Roma
?
Forbes l’ha incluso nei 10 capolavori incompiuti della storia del cinema. Il Don Chisciotte di Welles e il Confine di Francesco Riccardi. Progetti magniloquenti e magnificenti che per la smisurata ambizione e per la consegna in ritardo di una lavatrice non vedranno mai la luce. Divorato dalla morbosità con cui aveva studiato il soggetto, Riccardi ha dichiarato il suo ritiro dalla veste di regista. D’ora in poi, farà il runner sui set dei porno di Maggiacomo.

Lorenzo Lamperti

3 commenti:

  1. Presidente, due critiche:
    - è severo con il mio casting ma poi rende omaggio al buon Richards tra i migliori attori?!?
    - questa è peggio: nell'elenco dei film da votare non compare "Il codice da Locate" della donna più contesa e corteggiata del master!!

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  2. Gentile Presidente,
    volevo innanzitutto farle i complimenti per gli azzeccatissimi paragoni e le sempre puntualissime analisi filmico-storiografiche con le quali da tempo ormai ci delizia.
    Le rinnovo i miei complimenti per l'analisi del mio filmato, che mi ha fatto davvero ridere a crepapelle, a iosa, a tinchitè (qui il dottor Caccamo capirà).
    Volevo, poi, farle sapere che so che macchina ha e pure dove la parcheggia. E, contestualmente, le faccio notare che molto spesso le automobili subiscono curiosi effetti di 'autocombustione'.

    Le auguro la pace. Soprattutto quella eterna.

    Suo devotissimo dott.Oliva

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  3. Per Caccamo: Frank Riccardi e' entrato nelle nomination vista la moria delle vacche, che come voi ben sapete quest'anno ecc. ecc. Per quanto riguarda la dimenticanza del Codice Da Locate faccio pubblicamente ammenda, ho provato penosamente a riparare inserendola in un'integrazione posticcia. Dev'essere stata una cellula di Jefferson a sabotare la sua candidatura.
    Per il dott. Oliva: la ringrazio per i complimenti e per gli auguri. e' bello avere lettori cosi' appassionati e partecipi. colgo la sottile minaccia sul finale, ma le rispondo che la voce della verita' non verra' soffocata, continuero' a fare informazione e soprattutto disinformazione scomoda. A meno che non dirotti il bonifico per la Tobagi sul mio conto corrente. Se vuole le mando una mail privata con il mio codice Iban.

    Pres

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