Gino Pilotino quando si chiamava Giovanni Merda |
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“Mamma, scendo a comprare la cocaina”. E invece Silvia, 25 anni, se ne andava a caccia di Sbrodolino. Quando Maria Luisa, casalinga di Vigevano, lo ha scoperto, si è rivolta al Sert. Sua figlia è uno delle oltre 5000 ragazze che da bambine hanno avuto Sbrodolino. “Appena ne ho parlato con i volontari – spiega Maria Luisa – mi hanno spiegato che fare uscire mia figlia dal tunnel sarebbe stato un percorso lungo e doloroso. Le dipendenze sono pericolose. In famiglia ne sappiamo qualcosa: per anni sono stata schiava dei video poker nei peggiori bar di Caracas”.
Silvia ora sta affrontando la riabilitazione. Passerà un anno nel centro “Betty Ford against Sbrodolino” di Cermenate. Verrà seguita da un tutor preparato e naturalmente disposto al dialogo e alla comprensione: Vittorio Sgarbi. Il celebre critico d’arte è uno dei tanti vip che ha deciso di mettere a disposizione il suo tempo per aiutare le ragazze italiane ad uscire dal tunnel. Assieme a lui, altri grandi nomi della cultura nazionale: Paolo Di Canio, Valeria Marini e Gianpiero Mughini sono solo gli esempi più significativi. Questo è un problema serio e tutti si sono mobilitati. Ma perché Sbrodolino ha devastato una intera generazione? Il professor Gian Carlo Maria Di Capua Vetere se ne occupa da anni. Dal 1994, per l’esattezza, quando è emigrato in Germania, diventando direttore dell’ ‘Istituto Beckenbauer per le malattie e le dipendenze da giocattoli e Bratwurst’ di Hoffenheim. “Foi italiani sempre mancia spachetti e suona mandolino”. Parole pesanti come un film polacco guardato in compagnia di Gianni Stanga detto ‘Ascella Tonante’.
E mentre i maschietti sono in preda a crisi epilettiche dovute alle troppe partite alla Play, le femmine nostrane combattono quello che il noto sociologo e sessuologo Giorgio Caccamo, nel suo ultimo libro dal titolo Bruta de muso, larga de buso, ha definito ‘un male oscuro’. E lui si che di cose oscure, più che altro scure, se ne intende.
Silvia si gode il sole di una giornata di fine maggio. Gli hanno dato il permesso di uscire per un’ora, giusto il tempo di comprare sigarette e vodka. Le sue occhiaie rivelano un’altra notte insonne, fatta di demoni nascosti e anal intruders. “Qui ci permettono le dipendenze da fumo, alcool, scommesse clandestine e pederastia sodomita. Ma gli Sbrodolini no, nemmeno in foto”. Passiamo davanti la vetrina di un negozio di giocattoli. Uno Sbrodolino sembra ammiccarci. Silvia ha un piccolo cedimento (“dammi quella bambola del cazzo, brutto figlio di puttana”, urla al commesso), poi si riprende. “Andiamo”, dice. Una sbronza, una rissa con le guardie del corpo di Eto’o e tutto passa. Almeno per oggi.
Gino Pilotino
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