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giovedì 23 giugno 2011

TOBAGI VISTA DA: Alessandro Oliva

Come di consueto, sempre di giovedì, un modo per capire, per capirsi e forse anche per capirci. Percorsi umani ed esistenziali. Testimonianze di vita e di giornalismo. Quando una lezione, vista l'ora, è appena finita e una nuova lezione è appena cominciata. Una lezione in più per capire, vivere, sognare.

L'intervista a Alessandro Oliva è stata effettuata dal Presidente e dal Caccamo sabato 18 giugno in auto nel tragitto tra Milano e Ravenna.

P: Dottor Oliva, come è sbarcato alla Tobagi?
Sono sbarcato per caso, ero già sistemato e avevo un ruolo importante all'interno del Corriere del Granaio. Ero caporedattore della sezione agricola. Mi occupavo di trattori. Ero inviato nelle zone di Forlì e Cesena ed ero tra i giurati del concorso di Miss Trattore. Ho avuto problemi con i villici e dissidi con le lobby del trattore. In particolare si erano schierati contro l'importazione di trattori stranieri, soprattutto di quelli lombardi. Il mio editore era Tony e Cuntadein. Lì al Corriere del Granaio mi sono trasformato in Passante, un giornalista sempre con la schiena dritta. Nel senso che sto in piedi. Ho ricevuto anche delle minacce come una lettera anonima con un pistone insanguinato. Ho voluto arricchire la mia carriera arrivando a Milano. Ma la scelta si è rivelata infausta già dopo la prima settimana.
P: Senta, e quando è arrivato nei corridoi della Tobagi cosa ha provato trovandosi di fronte un caccamo?
Ero convinto di essere alla Caritas, anche perché l'ho visto lì con una valigia di cartone e parlava una lingua sconosciuta.
c: Ma io l'ho conosciuta alle selezioni della Tobagi e lei millantava di essere siciliano ma con un accento che Gianni Drudi a confronto sembra di Trapani.
La sua è una provocazione meschina. Io in realtà tendo a nascondere le mie origini non italiane, infatti ho studiato dizione romagnola con il mio vecchio editore alla Royal Tony School.
P: Lei è stato definito un ecomostro. Questa cosa influisce sul rapporto con i suoi colleghi? Si sente accettato?
L'antico vezzo del meteorismo ha fatto sì che si allontanassero da me. Testuale.
P: Lei è noto, all'interno della scuola, per l'impegno e il tempo che dedica nella preparazione degli esami. Qual è il suo segreto? Come fa a trovare tutto questo tempo da spendere sui libri e le dispense?
Ho studiato libri fornitimi da Tony e Cuntadein. Il prossimo esame di diritto invece lo preparerò con il mio avvocato di fiducia, Anto' Lu Purk. Ma mi lasci spiegare come ho conosciuto Anto': mi recavo negli Abruzzi - quando ancora non esisteva il Molise - come giornalista enogastronomico. Una sera al ristorante non avevo soldi per pagare e dunque mi hanno messo a lavare i piatti. Nel lavandino accanto al mio, c'era il mio futuro avvocato.
P: Caro Passante, lei ha un vezzo che tutti conoscono: quello di denudarsi non appena le si offre l'occasione. Da dove nasce questo desiderio di nudità?
Questo mio vezzo risale ai tempi delle elementari, quando feci una scommessa con un mio compagno napoletano sullo scudetto dell'Inter. Vi lascio immaginare com'è andò a finire...
P: Pregi e difetti del Passante.
Guardi, io so bene di essere la feccia dell'umanità. Nella mia vita ho commesso molteplici reati: dalle insolvenze a reati contro il patrimonio artistico. Per esempio una volta scrissi "Forza Inter" utilizzando le tessere del mosaico di Sant'Apollinare.
P: C'è una voce che sostiene che lei ami mangiare cagando. Corrisponde al vero?
Guardi, i miei detrattori non sanno che io vado orgoglioso di questa mia abitudine. Io al cesso faccio di tutto: mangio, leggo giornali, scrivo pezzi, navigo su internet, preparo il presepe. E tanto altro ancora.
P: In questi mesi avrà certamente sviluppato un odio particolare nei confronti di qualche suo collega. Ci può dire chi disprezza di più?
Odio tutti in egual misura. D'altra parte faccio un vezzo della mia proverbiale misoginia e misantropia. Io non faccio amicizia, stringo solo alleanze commerciali. Comunque, mi fanno schifo in particolare Caccamo per le sue origini, Elia per la sua sodomia e la Favasuli per la sua ritrosia al cospetto delle mie avances. Pensi, per lei mi sono persino riaccostato alla doccia!
P: Senta Passante, ma è vero che il suo coglione destro è ormai consumato?
Confermo. D'altra parte, sa, io sono scaramantico. A San Siro mi ero orientato sul palpare Silvia. Lei aveva accettato di buon grado ma poi ho rovinato tutto denudandomi dopo il gol di Stankovic.
P: Ci racconta qualcosa della sua esperienza come inviato di A Pieno Titulo?
Sono stato a Londra due volte per Tottenham-Milan e il Royal Wedding. In quest'ultima occasione ho potuto rivedere il mio grande amico William. Eh, quante ne ho passate con il vecchio Willy! Come quella volta in cui siamo andati al Su Pistillone vestiti da feldmarescialli.
P: Passante, lei è anche un promettente poeta. Come nasce la sua passione per i versi?
Da lontano. Iniziai con le Petiadi, un poema epico-cavalleresco che non ebbe grande successo di pubblico per la sua complessità che lo rendeva incomprensibile ai rozzi cervelli del popolino. Ebbe però un ottimo riscontro nei salotti romani dell'Ikea. Infatti, ho sovente declamato le mie poesie in un salotto di faggio dell'Ikea di Casalecchio di Reno. Ho avuto molto successo con la raccolta Grazie perché mi caghi, che conteneva le celebri Pecorelle e Farfallina. Ora sto lavorando alla mia nuova raccolta ma non so ancora a che animale consacrare la mia opera: urogalli o moscardini sono i miei favoriti.
P: E' orgoglioso dell'istituzione del Premio giornalistico Alessandro Oliva?
Molto. In giuria è stata una scelta difficile data la qualità dei cinque componimenti finalisti. Ma alla fine grazie all'aiuto del grande Leonard Berberi siamo riusciti a dirimere la questione. Ne approfitto per dire che Rubers Bentoglio esiste davvero. So che sembra un personaggio inventato, ma non è così. Al contrario Gino Pilotino è un'invenzione: sono io. Ma non lo avrei mai fatto vincere, son un giornalista corretta e con un pelo alto tre dita sullo stomaco.
P: Passante ha già trovato il suo brand? Si sente abbastanza crossmediale?
Guardi io non ho mai crossato bene perché ho il piede a banana. Comunque la vita riserva sorprese, come quella volta che uscii con una ragazza che aveva la voce di Fausto Leali con l'asma. Ecco quella volta mi sono sentito molto transmediale.
P: Caro Passante, si faccia una domanda e si dia una risposta con un'altra domanda.
Quanto è caliente il sol? Mi scusi, ma lei... chi è?

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giovedì 14 aprile 2011

TOBAGI VISTA DA Luca Bertelli

Come di consueto, sempre di giovedì, un modo per capire, per capirsi e forse anche per capirci. Percorsi umani ed esistenziali. Testimonianze di vita e di giornalismo. Quando una lezione, vista l'ora, è appena finita e una nuova lezione è appena cominciata. Una lezione in più per capire, vivere, sognare.

L'intervista a Luca Bertelli è stata realizzata in data giovedì 31 marzo, ultimo giorno della sua permanenza alla Tobagi. Prima del derby. E prima di Inter-Schalke 04.

Il sempre sobrio Luca Bertelli
Buongiorno dottor Bertelli, siamo onorati di averla qui nella redazione di A Pieno Titulo.
Sono io a essere felice. È un grande onore essere qui. Vi seguo da sempre con molto piacere, anche per allentare la noia esistenziale che mi pervade sovente. Con questo vorrei esprimere tutto il mio dispiacere per la scarsa integrazione tra primo e secondo anno della Tobagi.
Ma è vero che la scarsa integrazione sia dovuta al limitato numero di donne presenti nel primo anno?
Verissimo. Nel primo anno ci sono poche donne e molti uomini. E, se posso dirlo, pure brutti. Dei bei cozzoni diciamo. In realtà ritengo che nel primo anno i maschi siano molto più uniti tra di loro di quanto non fossimo noi del secondo anno.
Dottor Bertelli, lei come è sbarcato alla Tobagi?
Vi racconto tutto sul mio arrivo alla Tobagi. Dunque, sono arrivato in treno all’insaputa dei miei genitori. Questo perché già avevo provato a entrare due anni prima e non mi avevano preso. Sì, insomma sono un recidivo. Per non deludere le aspettative di nessuno, il giorno dello scritto dissi che andavo a trovare un amico a Milano. Cinque giorni dopo, per l’orale, mi sono dovuto inventare un’altra balla e raccontai che dovevo andare a giocare a tennis. Solo che era un po’ improbabile una partita a tennis la mattina alle 8,30. Per rendere credibile la mia menzogna fui costretto a non prendere il treno da Brescia per Milano prima delle 9. Partii con il borsone da tennis con tanto di racchetta e palline e arrivai in Tobagi alle 10,54 precise, proprio al pelo. Tra l’altro il mio orale fu di qualità squallida: mi ero classificato terzo dopo lo scritto e alla fine finii trentesimo. Feci una figuraccia quando mi chiesero chi aveva scritto Uomini che odiano le donne. Io risposi “Le donne io le amo e quindi non posso saperlo”. Mi salvai in corner con una domanda su Nereo Rocco.
In due anni avrà sicuramente avuto modo di sviluppare odio nei confronti di qualche suo compagno. C’è qualcuno che detesta in particolare?
Assolutamente no. Ho la fortuna di essere uno dei pochi amati da tutti. Sono il giornalista dell’amore, un collante del gruppo. O forse un collant.
Ma cos’ha pensato quando a novembre si è trovato nei corridoi del master un caccamo?
All’inizio lo confondevo con Max Gazzé. A pelle devo dire che mi è stato simpatico. Soprattutto a vederlo da lontano, poi non so se da vicino puzzi o roba del genere.
Tra due giorni c’è il derby, decisivo per lo scudetto, e lei tra quattro giorni approda a Milan Channel. Non è che ha paura che un eventuale vittoria dell’Inter potrebbe bollarla come porta sfiga?
Guardi, mi sto cagando in mano, sono totalmente in panico, anche se so che il calcio non è un mondo scaramantico. Già arrivare al derby con soli due punti di vantaggio non è che mi aiuti proprio a vivere la partita in maniera rilassatissima, se poi sai che dopo entri in una redazione dove l’umore dipende dai risultati del Milan… Ecco diciamo che non stai molto tranquillo.
Lo scorso 3 dicembre, a seguito di Lazio-Inter 3-1, lei ha dichiarato che il Milan aveva già vinto lo scudetto. Conferma questa previsione?
Confermo.
Luca Bertelli, in questi due anni alla Tobagi ha trovato il suo brand?
Il brand ce lo avevo già prima di entrare. Piuttosto qui ci sarebbe bisogno di una branda. Mi ero fatto portavoce, lo scorso anno, di un gruppuscolo di persone che volevano istituire una stanza relax con letti per riposare. Il mio differenziale comunque è saper presentare. Tra il condurre Sanremo e fare la cronaca della finale di Champions League scelgo Sanremo.
Le auguro le si possa porre un tale quesito esistenziale. Ma lei si sente abbastanza intermediale?
Mi sento abbastanza intermediale, più che altro mediale nel senso del dito medio.
Ivano Pasqualino ci ha detto in esclusiva dell’esistenza di una foto che la ritrae avvolto in una coperta nerazzurra. Lei conferma queste voci?
Le spiego tutto. Quella sera eravamo andati a vedere Lo Schiaccianoci, anzi no una cagata del balletto classico. Al ritorno non riuscii a prendere l’ultima metropolitana da Lambrate e Pasqualino mi aprì le porte di casa sua. L’unica coperta disponibile era nerazzurra. All’inizio ho provato a dormire senza, ma essendo novembre ho dovuto capitolare e coprirmi con quel lembo nerazzurro.
Qual è il lascito di Luca Bertelli alla Tobagi?
Alla Tobagi lascio le mie gaffe, di cui sono famoso sin dal primo giorno del master, quando incontrai in ascensore una ragazza e iniziai ad attaccare bottone finché le chiesi: “Allora sei anche tu un’alunna?”. Era Benedetta Tobagi. Oltre a questo lascio la rubrica “Sestina Mondiali” e tantissimi rapporti umani che spero possano durare nel tempo. Non so se dopo questi due anni io sia un giornalista migliore ma sicuramente mi sento un uomo migliore.
Dopo questa frase strappalacrime, veniamo alla fine. Noi chiediamo sempre ai nostri ospiti di farsi una domanda e rispondersi con un’altra domanda. Luca Bertelli, lei cosa si chiede e cosa si risponde chiedendosi?
Luca Bertelli è realmente pelato? Ma i pelati esistono?


venerdì 8 aprile 2011

TOBAGI VISTA DA Ivano Pasqualino

Come di consueto, sempre di giovedì, un modo per capire, per capirsi e forse anche per capirci. Percorsi umani ed esistenziali. Testimonianze di vita e di giornalismo. Quando una lezione, vista l'ora, è appena finita e una nuova lezione è appena cominciata. Una lezione in più per capire, vivere, sognare.
L'intervista a Ivano Pasqualino è stata realizzata in data giovedì 31 marzo, ultimo giorno della sua permanenza alla Tobagi. Prima del derby. E prima di Inter-Schalke 04.

Caro Pasqualino, buongiorno. Per la prima volta diamo spazio a un tobagista del secondo anno. E' contento che abbiamo scelto proprio lei?
Non osavo sperarlo, ma ci ho sempre creduto.
Bene, allora cominciamo. Come sempre le chiedo: come è sbarcato alla Tobagi? 
Sono arrivato qui con un carretto siciliano, lo stesso utilizzato dai miei genitori in occasione del loro viaggo di nozze. Un viaggio particolarmente romantico che includeva una partita dell'Inter nella loro luna di miele. Ebbene si, sono un figlio dell'Inter. Pare che io sia stato concepito dopo un gol di Rummenigge. 
Caro Pasqualino, lei è alla tobagi da molto più tempo di noi. cosa ha provato quando a novembre si è trovato nei corridoi del master un caccamo?
Ho capito subito che era un siciliano: barba e capelli lunghi come me. Solo una piccola grande differenza, lui tifa per una squadra stata in B, io per quella campione del mondo, ma questi sono dettagli...ricordo in particolare l'incontro con Brambilla: finora quel cognome lo avevo sentito solo negli sketch di cabaret nei miei otto anni di animazione, quando nei villaggi inserivamo il personaggio polentone...detto questo, voglio bene a Roberto, grande esperto anche lui come Caccamo e Gianluca di calcio cadetto. 
Parlando di calcio cadetto, come spiega scientificamente che un abitante di Sesto San Giovanni possa tifare Torino? da cosa deriva questa disgrazia?
Senz'altro dal colore di barba e capelli tendente al granata. Dato il ciuffo pendente, ce lo aveva segnato in fronte che sarebbe stato del Toro.
Ma parliamo di lei. In questi lunghi mesi alla Tobagi avrà certamente sviluppato del risentimento nei confronti di qualche collega. Come sa noi difendiamo il ruiolo sociale della zizzania. Lei chi odia in particolare del suo anno o del nostro?
Ammazza, proprio le domande che amo, giornalismo scomodo, altro che Cocuzza e Sposini...del mio anno odio il mio conquilino palermitano Vincenzo Bonanno: avere un rosanero in casa ha provocato la mia cancellazione dallo Stato di famiglia a Catania. Del vostro vi odio tutti, perché conoscete talmente bene il calcio che vi avrei voluto al mio biennio (dove i calciofili scarseggiano), e invece oggi è il mio ultimo giorno alla Trinidad e Tobagi. 
Come ti senti alla fine della tua avventura alla Tobagi?
Triste, ma veramente...un luogo che ha segnato la mia crescita come giornalista e come interista: con questi colleghi ho assistito al triplete dell'Inter al mio primo anno a Milano. E' evidente che l'Inter aspettasse me per tornare a vincere la Champions dopo 45 anni.
A proposito, qualcuno sostiene che lei faccia parte di una pericolosa loggia massonica dal nome "operazione gufo". Ci può confermare questa voce?
Operazione Gufo? Questa è prostitusione intelectual al massimo ho sempre presentato il mio pronostico imparziale augurandomi sempre che vinca il migliore il fatto che i migliori siano i nerazzurri è un puro caso. 
Si dice che a causa del suo incauto pronostico sul derby il dottor Oliva abbia ridotto la circonferenza del suo coglione destro del 30%. Si sente in colpa?
Ho provveduto personalmente a screditare queste voci. Ho pagato una task force di tasca mia per misurare la circonferenza dello scroto sinistro dell'ottimo Oliva. Risulta essere identico per peso, forma e misura a quello destro. Ergo, finge di essere scaramantico perchè anche lui conosce già l'esito del derby. Vittoria nerazzurra. Anzi, voglio contribuire alla castrazione dell'Oliva: fonti interne parlano di un potenziale triplete in arrivo, rivelazioni che ci tengo rimangano patrimonio esclusivo di A pieno titulo: è la mia dote prima di andare via.
Un suo collega di master, Luca Bertelli, sta per recarsi a Milan Channel. Che rapporto ha con lui?
Stima reciproca. Ha più volte riconosciuto il merito del triplete dell'Inter, e io ho fatto lo stesso. Inoltre abbiamo un idolo in comune: Roberto Baggio. E' un uomo potenzialmente ricattabile: la Pasqualino's (agenzia fotografica con le mani in pasta dovunque) conserva una sua foto con una coperta dell'Inter addosso. aggiungo che indiscrezioni lo vogliono a Milan Channel quale talpa del gruppo Operazione Gufo: ha promesso uno spogliarello in caso di secondo triplete, striptease che spero avvenga (non sotto i miei occhi preferibilmente). 
Pasqualino, ma lei perché è interista?
La mia fede interista è nata insieme a quella di Nickolas Tropea. Mi raccomando con la k che lui ci tiene. A Nickolas rimprovero solo di aver indossato in anticipo la maglia il 5 maggio e di aver incautamente chiesto: "In quale piazza andiamo a festeggiare?" 
Com'è stato il suo primo impatto con San Siro?
Arrivavo a San Siro con le coperte cucite dalla nonna angela che cuciva maglioni che venivano testati sulla cima dell'Etna. La mia famiglia andava in pellegrinaggio, e se la coperta passava la prova della neve allora era agibile per San Siro. Ed era maggio. 
Come giudica le donne della Tobagi?
Io mi escludo da queste conversazioni, visto che sono fidanzatissimo. Diciamo però che ho percepito un po' di malumori in redazione. Se proprio dovessi scegliere comunque direi Bobby Brambo. D'altra parte donna brambuta sempre piaciuta. Al secondo posto Ronzoni. Dico solo che conoscerlo mi ha fatto capire la grandezza dell'Unità d'Italia. 
Senta Pasqualino, come chiediamo a tutti, lei ha trovato il suo brand? Si sente abbastanza intermediale?
Mi sento Inter e basta. Questo è il mio brand
Si sente ottimista per il futuro della sua professione?
Se sono riuscito a vedere il triplete dell'Inter, dopo che a scuola da piccolo per anni non ho vinto una beneamata mazza, allora tutto può succedere: credo seriamente nei sogni, il mio motto è sempre stato "impossible is nothing", come la locandina appesa nella mia scrivania della Walter Tobagi. 
Pasqualino, noi concludiamo i nostri incontri chiedendo ai nostri ospiti di farsi una domanda e rispondersi con un'altra domanda. Pasqualino, lei cosa si chiede e cosa si chiede rispondendosi?
Esulterà pasqualino al triplice fischio che sancirà la vittoria nel derby? Esulterà dopo aver vinto lo scudetto? Triplete di domande. Esulterà di più nel vedere Bertelli nudo al Duomo?

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giovedì 31 marzo 2011

TOBAGI VISTA DA Eleonora Brianzoli

Come di consueto, sempre di giovedì, un modo per capire, per capirsi e forse anche per capirci. Percorsi umani ed esistenziali. Testimonianze di vita e di giornalismo. Quando una lezione, vista l'ora, è appena finita e una nuova lezione è appena cominciata. Una lezione in più per capire, vivere, sognare.

Buongiorno dottoressa Brianzoli, è pronta per l'intervista?
Oh cazzo, è oggi!
Restando in tema, cosa rappresenta per lei il suddetto?
Rappresenta freudianamente il senso della vita. Non quello di Bonolis, lui lo lascerei dove sta. Bisogna saper scegliere. E io ho scelto.
Eleonora Brianzoli, lei come è sbarcata alla Tobagi?
Mi hanno recuperato in mezzo ai rifiuti come i neonati buttati via. Li stavano portando alla ruota dei colombi. A me mi hanno acchiappata e mi hanno portata qui. Non so bene cosa ci sto a fare qui.
A proposito di neonati, recentemente c'è stata una polemica sulla rupe tarpea. Lei come l'ha scampata?
Sono stata fortunata! Che poi su sta rupe mi avevano pure portata. Però, come le ho detto, la caduta è stata attutita dal cumulo di rifiuti. Ma i danni ci sono. E pure evidenti.
Quando si parla di avvocati alla Tobagi, si citano sempre solo Canetta e Casella. Lei viene puntualmente dimenticata. Come se lo spiega? Cova rancore?
Ma no! Uno dei motivi per cui sono qui è che ho sempre considerato la professione avvocatizia la peggiore del mondo. Gli avvocati sono le persone più brutte che mi è capitato di incontrare durante la mia vita. Canetta non è che una conferma a questa mia teoria. Comunque non ce l'ho con chi non mi cita quando si parla di avvocati, anche perché la mia natura professionale è proprio un'altra. E non ho rancore verso Casella e Canetta, sono già abbastanza sfortunati a essere considerati degli avvocati. Anche se Canetta è una persona orribile. E' stato lui a mettere in giro le voci secondo le quali Losi è una brutta persona. Invece Losi è notoriamente la controparte maschile di Madre Teresa di Calcutta. Quanto meno in confronto a Canetta che subliminalmente sta cercando di prendere in mano A Pieno Titulo.
In questi mesi avrà sicuamente avuto modo di sviluppare odio verso alcuni suoi colleghi. Ma chi è che odia di più?
Sarebbe più facile dire chi odio di meno. Se posso, desidero scagliarmi contro i barili di trote marce della Tobagi. E parlo in generale, non solo di quelle del Passante che poi, se vogliamo dirla tutta, non sono poi così marce. Lui è il primo che passa, in quanto Passante, ad acquistarle dal grossista. Poi le trotte passano di mano in mano attraverso diversi livelli di marcitudine. Mi rivolgo al Passante: non cerchi di attribuirsi questa palma, non è lei quello con le trote più marce della Tobagi. 
Parliamo della sua rivalità con Maggiacomo. Come è stato per lei, da regista di porno al femminile, ritrovarsi alla Tobagi un autore di film così tradizionalisti come il Maestro?
Ma no in realtà io sono una delle protagoniste preferite dal Maestro. Ho recitato in molti suoi film e quindi non sento nessuna rivalità. E poi anche porno al femminile e porno al maschile, dipende tutto da come ci si propone per interpretare e guardare questi film. E' una questione di gusti e soprattutto di capacità. Non è detto che i porno al maschile non siano adatti alle donne, ma anche noi dobbiamo intervenire. E io, modestamente, intervengo. A più riprese.
Ci parli del progetto sul Mi Sex che ha in comune con Silvia Favasuli.
Credo che Silvia abbia un grande potenziale che non esprime totalmente. Conto di riportare alla Tobagi una Silvia che conosce meglio se stessa e più aperta alle numerose proposte che le arrivano peraltro in blocco da tutti e 19 gli uomini del master. Uomini inutili, se posso aggiungere. Anzi, no 18 inutili. Il Maestro è utile, altro che. Lui è al di sopra delle parti. Di tutte le parti.
Eleonora Brianzoli, lei ha già trovato il suo brand?
In realtà il mio brand è in palese conflitto di interessi con la mia attività attuale. Attività che d'altro canto mi permetterà di ottenere qualsiasi posto di lavoro.
Si sente abbastanza intermediale?
Soprattutto inter. O infra. A seconda dei contesti.
E' ottimista per il futuro della professione?
Ma certo. E' la professione più antica e insieme la più moderna del mondo. E' una professione che gode di ottima salute e mantiene pure in ottima salute. 
Una domanda a bruciapelo: chi è l'uomo più affascinante della Tobagi?
Ah, ci sono uomini affascinanti alla Tobagi?
In questi giorni un po' tutti fanno la lista dei 10 motivi per cui vale la pena vivere. Lei ce ne fa una sua?
Con piacere. 
1. L'ho già detto all'inizio.
2. I preservativi alla frutta.
3. Giacere in un amplesso con la persona che più ti eccita sulla tomba di Cicciolina.
4. La fellatio
5. Il cunnilingus
6. Fare l'amore con un musicista
7. La gangbang
8. La lap dance
9. Partecipare a un film del maestro
10. Svegliarsi dopo una notte di grande sesso e scoprire che il tuo partner ha opportunamente già tolto il disturbo.
Concludiamo come sempre il nostro incontro chiedendo al nostro intervistato di farsi una domanda e di rispondersi con un'altra domanda. Dott.ssa Brianzoli, lei cosa si chiede e cosa si chiede rispondendosi?
Esistono ancora uomini affascinanti? Un sì, un no. Un forse?
Dott.ssa Brianzoli, la ringrazio. E' stato un piacere.
Piacere mio. Forse.

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venerdì 25 marzo 2011

TOBAGI VISTA DA, Davide Lessi

Come di consueto, sempre di giovedì, un modo per capire, per capirsi e forse anche per capirci. Percorsi umani ed esistenziali. Testimonianze di vita e di giornalismo. Quando una lezione, vista l'ora, è appena finita e una nuova lezione è appena cominciata. Una lezione in più per capire, vivere, sognare.
 
L'intervista con il dottor Lessi si svolge in una situazione particolare. Lessi si presenta dietro al cespuglio dove ci sono i tavolini rossi del caffé di Sesto Marelli.
Buongiorno dottor Lessi, sono qui per l'intervista.
Scriva che sono dietro al cespuglio.
Va bene.
No ma scriva bene che sono dietro al cespuglio. Lo scriva testualmente.
D'accordo. Le va di cominciare.
Veramente io la aspettavo ieri, comunque facciamo oggi. Ah, io le dò del voi. Cominciate.
Iniziamo come con tutti i suoi colleghi. Davide Lessi, lei come è sbarcato alla Tobagi?
Allora, scrivete testuale: sono sbarcato dal confine orientale... state scrivendo?
Sì, sì mi dica.
Bene, allora vi detto: sono sbarcato dal confine orientale mentre si stava discutendo di foibe. Che poi è l'argomento che mi hanno chiesto all'esame di ammissione. Testuale, lo scriva testuale.
Testuale, sì. Allora, questa mattina il Passante si è scagliato contro di lei. Ha avuto modo di leggere le accuse che le ha rivolto?
Chi mi accusa?
Il Passante, Alessandro Oliva.
E chi è?
Va beh, le riassumo io. Il dottor Oliva sostiene che lei è stato educato a Togliattigrad a forza di tomi de Il Capitale di Marx in testa. Corrisponde al vero? 
Vi parlo della mia infanzia. La storiografia marxista, scrivete testuale, è ancora piuttosto varia. Anzi non varia, variegata, scriva variegata testuale. Ma non mi risulta testuale che ci siano stati episodi di sevizie riguardanti i bambini. Vi ribadisco che io non conosco Oliva, e lo scriva testuale.
Dottor Lessi, lei mi sta dettando le risposte. Sembra un comunicato della burocrazia sovietica.
Sono molto contento, lo scriva testuale.
Parlando di sevizie sui bambini, lei nega di essersene reso protagonista durante la sua permanenza in Unione Sovietica?
Lo nego testualmente. Nego anche di essermi nutrito di Brunetta che, tra l'altro, non so chi sia.
Oliva ha proseguito nel suo attacco dicendo che lei scrive sempre articoli tendenziosi contro la Lega. Cosa ci può dire in merito?
Io, state scrivendo?. Io per questa intervista a cui tengo molto mi sono vestito con una maglietta che come voi potrete ben vedere porta una scritta: Veneto 1999. Testuale, Veneto 1999. Testuale. E' una maglietta legata al campionato del mondo di ciclismo dei popoli non indipendenti che si è svolto a Verona, testuale. Gareggiò anche Ganz. Ganz, testuale. Stava vincendo, ma fu superato in extremis da un nazionale del Tibet.
Lei ha esordito alla Tobagi con un controverso servizio sulla Stazione delle Biciclette di San Donato, tra l'altro realizzato per ilgiornale.it. Non c'è una contraddizione in tutto ciò?
Testuale: vorrei sottolineare che, testuale, non è stato il mio primo pezzo pubblicato. In precedenza mi ero occupato del fenomeno del cinema moderno ancora incompreso dalla gran massa. Un fenomeno che quel cretino di Mo' te spiego potrebbe spiegare probabilmente meglio di me. Diciamo che mi sono occupato di un grande autore escluso dalla critica per colpa di, testuale, un'afasia collettiva. A questo proposito, non è un caso che Ganz non vinse il campionato del mondo, testuale.
Lei allude forse a Claudio Casazza, regista di Era la città dei cinema?
Claudio Casazza, testuale. Ho molto fiuto, testuale, non c'è niente di personale dietro questa mia insistenza sul personaggio (si stima che in tre mesi Lessi abbia scritto 137 articoli , registrato 48 speciali radiofonici e girato 79 servizi televisivi su Claudio Casazza, ndr). Ho visto in lui, testuale, un grande potenziale sotto il profilo del realismo socialista, testuale. Possiede la tessera  dell'ordine degli artisti del realismo socialista numero 12500442.
4-4-2 che è poi il modulo di Del Neri.
Non so chi sia, testuale.
In questi mesi alla Tobagi ha già avuto modo di sviluppare un particolare odio verso qualcuno?
Non conosco nessuno dei miei colleghi, testuale. Scherzi a parte... anzi no, scherzi a parte non è testuale. Odio, testuale, assiduamente e fortemente la mia coinquilina Giuliana De Sio, che un giorno, convertita sulla via di Pontida, ebbe a dire che chi vota Lega capisce più di chi vota Pdl, testuale. Ora mi tocchierà odiare anche tale dottor Oliva come odio, testuale, qualsiasi altro passante. Passante che, testuale, potrebbe significare manifestante. Qui vorrei citare un anarchico che ho conosciuto sui Navigli che mi disse: "Chi è stato lo Stato". Testuale.
In molti si chiedono perché lei sia andato ad abitare con una campana.
Perché, testuale, una terrona? Volevo cancellare in un'ipotetica internazionale dei popoli i miei pregiudizi nei confronti dell'essere casertano. Io affermo con forza, testuale... No aspetti un attimo è la forza che è testuale non l'affermazione. Io affermo con forza testuale che un'internazionale dei popoli oggi non è più possibile.  
Davide Lessi, lei ha già trovato il suo brand? Si sente abbastanza intermediale?
Inter... mediale. Ma oggi non giocavano Slovenia-Italia? Testuale. Brand (riflette lungamente, ndr).
Lessi, ha trovato il suo brand?
Mi chieda pure.
Lessi, fa finta di non sentire.
Ho trovato il brandy, testuale.
Dottor Lessi, è vero che lei da direttore di Sconfinare ha ricevuto più di 200 querele?
Verissimo, ma questo dipende, testuale, da una mozione interna della redazione collettivista di Sconfinare. Un giornale fondato, testuale, per riscoprire il valore sociale della gnagna, cosa che questa sinistra postmodernista sembra aver dimenticato. Comunque, testuale, riguardo alle querele sono io stesso che ho incoraggiato i miei collaboratori, che sono, testuale, dei miei pari ruolo... testuale ha scritto testuale? Ecco, ho incoraggiato i miei pari ruolo a farmi querelare scrivendo di argomenti papabili di querela così che il nome di Sconfinare rappresentasse, in questa società massificata e consumistica, il sol dell'avvenire. Testuale. (Lessi tira un sospiro sognante, ndr).
Si dice che il suo unico mezzo di sussistenza negli ultimi mesi siano state le birre offerte da Eliano Rossi dopo le partite di calcetto. E' vero?
La birra rappresenta, testuale, solo l'undicesima parte della mia rda. Le altre dieci sono offerte sottoforma di buoni pasto dalla illuminata redazione di Sconfinare, testuale. Mi scusi ma di cosa stiamo parlando? Testuale. Manca tanto?
Le ultime due domande. E' ottimista per il futuro suo e della professione?
L'ottimismo non ci è dato, il realismo è già scappato... (lunga pausa piena di suspense, ndr)... No, ho finito. Testuale.
Lessi, come sempre concludiamo i nostri incontri chiedendo agli ospiti di farsi una domanda e di rispondersi con un'altra domanda. Lessi, lei cosa si chiede e cosa si risponde chiedendosi?
Testuale? Sì o no?
Testuale.
(l'intervista si conclude e Lessi esce dal cespuglio).
 
 


venerdì 4 marzo 2011

TOBAGI VISTA DA: Gianluca Maggiacomo

Come di consueto, sempre di giovedì, un modo per capire, per capirsi e forse anche per capirci. Percorsi umani ed esistenziali. Testimonianze di vita e di giornalismo. Quando una lezione, vista l'ora, è appena finita e una nuova lezione è appena cominciata. Una lezione in più per capire, vivere, sognare.

Caro Maestro, innanzitutto voglio dirle che è un grande onore per me incontrarla. I suoi film hanno accompagnato la mia adolescenza.
La ringrazio Presidente. E’ bello per me essere entrato nei cuori di un’intera generazione. E, parlando del sesso femminile, non solo nei cuori.
Maestro, lei come è sbarcato alla Tobagi?
Sono arrivato a Milano con un treno diretto dalla stazione di Itri, ai piedi dei magnifici Monti Aurunci.
Ma cosa l’ha spinta a venire alla Tobagi? Che, c’era qualcuno che la spingeva da dietro?
Confermo che c’era qualcuno che mi spingeva da dietro. E mi sa che pure quello non era da solo, ma c’era qualcun altro dietro che lo spingeva. Spingitori di spingitori di Maggiacomo. Comunque lo spingitore è una persona vicina alla scuola, affermato anche in ambito cinematografico e televisivo. Le lascio indovinare di chi sto parlando.
Non ci provo neppure. Ecco, in questi mesi lei avrà certamente sviluppato una qualche forma di odio per i suoi colleghi. Ma qual è il collega che disprezza di più?
Rizzato. Mi stimola talmente tanto odio e rabbia da averlo scelto come mio partner per la rassegna stampa.
Si parla sempre molto della sua produzione cinematografica. In molti giudicano sconveniente la sua presenza alla Tobagi per i suoi film che alcuni definiscono “volgari”.
Ma scusi, lei che è cresciuto con le mie opere sa benissimo che la mia produzione cinematografica è tutto fuorché volgare. Io anzi lavoro duramente per rendere il mio cinema un servizio informativo per chi mi guarda. La mia mission è scoprire, svelare, soprattutto direi denudare le fr… ehm le magagne del mondo contemporaneo. Se poi mi permette di farmi un po’ di pubblicità, per il prossimo film andrò ancora più in profondità in questo canale informativo, in questo tunnel, in questo anfratto.
Le concedo uno spazio pubblicitario. Si marketti da solo.
La ringrazio. Come il suo blog aveva anticipato alcune settimane fa, ho appena ultimato le riprese del mio film in costume Il bastone del doge con la mia musa siciliana e il mio stallone di Sesto. Per la prossima produzione sono stato a lungo in difficoltà per il casting, perché la mia attrice Silvia Ragusa non vuole più recitare con Bobby Brambo. A furia di “stare”, si può dire così, con lui, ha paura di innamorarsene. Allora ho provato a parlare con lei di queste cose in modo pubblico&privato, o caccamo&privato. Il nostro incontro si è svolto al Su Pistillone, noto locale di dubbia fama, poi è proseguito con un drink dopo cena. Poi è proseguito… vabbeh non è che mo’ le devo dire tutto. Comunque almeno sono riuscito a convincere la Ragusa a finire le riprese de Il bastone del doge, anche perché insomma mancavano da girare alcune scene fondamentali. Ecco, invece il prossimo film sarà una cruda disamina della società di oggi. Una messa a nudo di un mondo incerto, nebuloso e confuso. È una storia incentrata sulle donne, un percorso nel mondo femminile, proprio all’interno del mondo milanese con protagonisti un vate(r) e una musa.
Ci dia qualche anticipazione in più.
Va bene, cedo al suo insistente pressing e rivelo tutto. Gli attori saranno… saranno… teso eh?
No, ma comunque proceda con questa pagliacciata.
Gli attori saranno… Frank Riccardi e Silvia Favasuli. Ho voluto guardare non più alle dimensioni ma ai valori. E così ho pensato a Frank, un Virgilio che porta lo spettatore alla scoperta della psicologia e soprattutto dell’anatomia femminile. Il film si chiama: “Se non ora quando? Viè qua che mo’ te spiego”. Come si intuisce dal titolo mi ricollego anche a fatti recenti come le rivendicazioni femministe.
A proposito della Favasuli, ci può confermare che la Silvietta le ha fatto un regalo di Natale?
Confermo. La mattina del 20 dicembre 2010 mi regalò un tovagliolo a quadri rossi e bianchi, che abbiamo in seguito utilizzato per il nostro primo pic-nic fuori porta.
Ma parliamo della concorrenza. Alla Tobagi qualcuno si occupa insistentemente della pornografia al femminile. Lei che ne pensa in merito?
Ma guardi, c’è chi dipinge questa pornografia come una risposta alla mia logica fallocentrica e incentrata su un movimento meccanico che ha come solo interesse l’orgasmo maschile. Ecco. Questa è tutta invidia. La pornografia al femminile non esiste. È nuovismo, non è nuovo.
Come definirebbe il suo modo di fare cinema?
Una tradizione che guarda in avanti. E anche dietro. E pure sotto.
Veniamo all’attualità. Lei è stato nominato capo desk. Come sarà il suo mese di potere?
Io governerò in modo democratico. Ogni giorno la mia vice mi porta un chilo di mozzarelle di bufala, ma lo fa di sua spontanea volontà. Come A Pieno Titulo aveva giustamente anticipato, ho invece problemi con Jefferson che cerca spesso di tarpare le ali alla mia immaginazione proponendo delle foto buoniste. Ma per fortuna la mia linea ha prevalso, come avete potuto vedere dal progetto di copertina. Mi sembra importante che la nostra rivista restituisca la realtà degli eventi, dei loro corpi e specialmente del loro incontrarsi.
Che suggerimenti dà ai redattori di questo numero di MM?
Immergersi anima e, soprattutto, corpo nelle storie che devono raccontare. Il mio numero sarà diverso da quello degli altri due, e ripeto due, capi desk.
In questi giorni sta impazzando una polemica tra il Passante e la direttrice editoriale di A Pieno Titulo, Lidia Baratta. Lei che posizione prende in questo dibattito?
Io sono il terzo che gode.
Una domanda che si fanno tutti. L’esame della Bilancia l’ha fatto?
Sì, certo. L’ho fatto il 4 gennaio e ho preso il massimo dei voti grazie anche al libro, edizioni Boccini, che mi ha prestato Losi.
Ma parliamo di lei. La sua seconda passione è il calcio. Due cose: le è arrivata la flebo? E cosa prevede per Juventus-Milan?
La flebo dovrebbe arrivare e per Juventus-Milan non posso che prevedere lo scontato trionfo del Milan. Un trionfo che porterà i rossoneri a festeggiare lo scudetto che arriverà senza dubbio tra poche giornate.
Quali sono le sue paure per il futuro?
Guardi, io temo molto per la mia incolumità. Secondo i miei calcoli, ai giornalisti della Tobagi dovrebbero restare circa 26 giorni di vita.
Twin Peaks aveva lanciato il tormentone: Chi ha ucciso Laura Palmer? Noi invece ci chiediamo: Chi ha ucciso Paolo Pegoraro?
A parte che secondo me Pegoraro alla Tobagi c’è ancora. Comunque secondo le mie fonti a farlo fuori è stato Bobby Brambo. Pegoraro aveva già proposto un Multi Milano.
È ottimista per il futuro della sua professione?
Ooooooooohh. Chi non ne ha, di ottimismo, venga pure da me che gliene cedo un po’. Comunque mi sento abbastanza intermediale, ho anche lanciato un progetto artistico via radio.
Chiudiamo come sempre i nostri incontri chiedendo al nostro ospite di farsi una domanda e di rispondersi con un’altra domanda. Maggiacomo, cosa si chiede e cosa si risponde chiedendosi?
Riusciranno i miei prossimi attori ad accoppiarsi? Se arza?

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giovedì 24 febbraio 2011

TOBAGI VISTA DA: Stefano Glenzer

Come di consueto, sempre di giovedì, un modo per capire, per capirsi e forse anche per capirci. Percorsi umani ed esistenziali. Testimonianze di vita e di giornalismo. Quando una lezione, vista l'ora, è appena finita e una nuova lezione è appena cominciata. Una lezione in più per capire, vivere, sognare.

Caro Glenzer buongiorno, lei è il terzo ospite della nostra rubrica Tobagi vista da, appuntamento settimanale del palinsesto di A Pieno Titulo. Lo ricordo anche a beneficio dei giornalisti stranieri presenti in sala (allude a Caccamo, ndr). Innanzitutto, una curiosità: come mai è così appassionato a San Gervasio che, ricordiamo, è il santo da lei più bestemmiato?
Sono devoto a San Gervasio dai tempi delle elementari. Già allora bestemmiavo e per aggirare i rimproveri dei miei mi sono dovuto mettere di fantasia e trovare altri bersagli per i miei strali. San Gervasio è il mio preferito anche perchè a Verbania, che ricordiamo è la città più bella del mondo dopo Modica, ho un grande amico che di cognome fa Gervasoni.
Poche settimane dopo l'inizio del master lei si era già guadagnato la palma del miglior bestemmiatore. Ma la bestemmia è un mezzo o un fine?
E' certamente un fine. Considero questo traguardo un trampolino di lancio per continuare a fare attività socialmente utili. Tra l'altro non è stato difficile guadagnarmi questo alloro. Credevo che tra i trenta partecipanti al master avrei avuto avversari più difficili. Temevo molto Pegoraro, ma per fortuna da là sopra qualcuno l'ha tolto di mezzo. (l'intervistatore sbatte un ginocchio contro il tavolo e si lascia andare a un'imprecazione). Ecco, vedete come fate voi giornalisti. In questa situazione ci stava benissimo una bestemmia e lei invece ha ignobilmente insultato una povera lavoratrice. Basta con questo giornalismo bacchettone, bisogna avvicinarsi a questi importanti fenomeni culturali. 
Lo chiediamo sempre ai nostri ospiti: lei com'è sbarcato alla Tobagi?
Eh eh... la tachipirina fa un brutto effetto (edulcorato, ndr). 
Lei è arrivato alla Tobagi con già un soprannome: Pemper. Ce ne spiega il significato?
No.
Insisto.
Ma lei è proprio un interista! Va beh, si tratta di un'evoluzione del mix del mio nome col mio cognome. Alle medie una prof per sbaglio mi ha chiamato Stenfer, da lì ha subito un'evoluzione fino ad arrivare a Pemper.
Tutto molto bello. Parliamo un attimo dei suoi compagni di corso. Ha già trovato qualcuno da odiare in modo particolare?
Non odio nessuno. L'odio è un'invenzione dei preti di cui si serve Dio per gestire il suo racket sugli uomini. Cerco di non cadere in questo errore. Ho comunque un appunto sulla Tobagi: si potrebbe lavorare di meno. Il lavoro nobilita l'uomo ma non fare un cazzo lo rende divino.
Lei ha appena concluso il suo mandato di vicecapodesk. Come giudica questa esperienza?
Molto costruttiva, mi sento cambiato come giornalista e come uomo. Mi sento una persona migliore. Ho imparato a provare verso i sottoposti e a gestire le spinte interiori verso gli abusi di potere. A questo proposito, smentisco nella maniera più assoluta di aver chiesto a Pruneddu di portami a cavalluccio fino a casa. Anche perchè al massimo avrebbe potuto fare il pony. A ogni modo ringrazio Silvia Favasuli che ha creduto in me e nelle mie scarse capacità. Certo, non è stato facile lavorare in un desk dove era presente anche un Passante. Ma alla fine mi sono trovato bene anche con lui. Certo, se poi mi chiedete se lavorerò ancora con lui, allora ecco... quello assolutamente no.
A proposito del suo rapporto con la Favasuli, come è andato il binomio diavolo-acqua santa?
Non so proprio come rispondere a questa domanda. In effetti ho avuto modo di lavorare con la Favasuli già parecchie volte, a partire dalla vicenda dei writers colombiani. Diciamo che lei ci mette le informazioni e io il cervello.
Tra l'altro nel numero di MM ora in stampa si è occupato di modelle. Come mai ha scelto questo argomento?
E' un tema che mi sta molto a cuore, come tutte le inchieste a sfondo sociale. D'altra parte, la figa fa girare il mondo. 
Lei prima ha detto che se beve non fuma e se fuma non beve. Ecco, quale potrebbe essere invece il rapporto tra bestemmia e giornalismo?
Se lavoro, lavoro con la Favasuli. Se lavoro bestemmio. Se non vedo la Favasuli non bestemmio. La soluzione è non lavorare.
Caro Glenzer, so che lei non ama parlare della sua malattia. Ma può dire a chi ci legge se si può smettere di essere juventini?
Visti i recenti exploit si può guarire, ma io spero di restare malato a lungo. (da notare che tra i compagni di calcetto del Glenzy, c'è chi dice di aver visto sul suo stomaco segni di scarpe col tacco).
E' vero che ha fatto la preparazione estiva di quest'anno allo zoo di Berlino nella gabbia dei macachi congolesi? E se sì, ha visto anche Caccamo?
Caccamo l'ho visto, ma non erano macachi. Erano congolesi ma preferisco non aggiungere altro. Posso solo smentire categoricamente che fossero transessuali.
C'è molta curiosità intorno ai suoi occhiali da sole rosa. Come ne è venuto davvero in possesso?
Devo dire che il faccendiere Fiore ha ragione. Li ho vinti con i 100 bollini della Mattel che ho trovato dentro le confezioni delle Barbie.
Uno strano articolo di qualche giorno fa scriveva che lei nel 2014 diventerà Don Glenzy, parroco di Baveno. Per caso sente già i primi sintomi di questa trasformazione?
Per il momento no, anche se nelle ultime settimane per eccitarmi devo ascoltare Radio Marconi.
Ha seguito Inter-Bayern Monaco? Per chi ha tifato?
Sì l'ho seguita e ho tifato per l'Inter, anche perchè il calcio italiano ha molto da dare all'Europa. Poi mi piace molto Eto'o. Lo ammiro da quando so che vende le rose nel metrò, lo trovo un gesto molto bello da parte di un campione come lui.
Dottor Glenzer, ha già trovato il suo brand?
Il brand mi sfugge, il brandy no. Però posso dire che sono molto crossmediale. Infatti, quando gioco a calcetto mi piace molto giocare sulla fascia e, appunto, crossare.
E' ottimista per il suo futuro giornalistico?
Assolutamente sì. Ritengo di poter trovare moltre nicchie. Speriamo che queste nicchie mi facciano entrare.
Concludiamo come di consueto chiedendo al nostro ospite: si faccia una domanda e si risponda con un'altra domanda. Glenzer, cosa si chiede e cosa si risponde chiedendosi?
Chi vincerà lo scudetto tra Milan e Inter? E se fosse il Napoli? (appare difficile lo possa vincere la Juventus, ndr).

Per saperne di più su Stefano Glenzer: http://santacalcio.wordpress.com/

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giovedì 17 febbraio 2011

TOBAGI VISTA DA: Paolo Fiore

Come di consueto, sempre di giovedì, un modo per capire, per capirsi e forse anche per capirci. Percorsi umani ed esistenziali. Testimonianze di vita e di giornalismo. Quando una lezione, vista l'ora, è appena finita e una nuova lezione è appena cominciata. Una lezione in più per capire, vivere, sognare.

Caro faccendiere buongiorno e benvenuto a Tobagi vista da
Buongiorno lo dica pure a Jefferson.
Benissimo. Dunque, incominciamo la nostra chiacchierata parlando di Milano. Come ha vissuto il primo impatto con questa città, così diversa dai reconditi luoghi dai quali proviene?
Guardi, Milano è una città fantastica, calorosa come un ghiacciolo nelle mutande. Però devo dire che il clima è pressoché inalterato. Ero abituato ai 35 gradi del Salento e qui a Sesto Marelli li ho puntualmente ritrovati. Uno per uno, solo spalmati su 35 giorni diversi. Pensi che la prima settimana non riuscivo nemmeno ad arrivare alla Tobagi. Mi perdevo nella nebbia. Mi sono ritrovato per due volte a Cadorna e un'altra volta a Porta Romana. Poi ho capito che io alla Tobagi ci abito di fronte.  
Facciamo la stessa domanda che abbiamo posto a Caccamo. Lei come è sbarcato a Milano?
Come sapete sono arrivato a Milano in colbacco. Me lo ha dato mia nonna prima di partire, che mi ha detto alla stazione: "Stai attento, che a Milano fa freddo e ci sono pure i comunisti". 
Come mai la scelta di insediarsi a Sesto, e quindi lontano dal centro di Milano?
Ho deciso in questo modo per i loschi traffici della periferia nei quali, modestamente, mi sono immediatamente inserito. E alla grande. (risata inquietante, ndr)
Dopo poche settimane si è subito guadagnato il titolo di Faccendiere. Come ci è riuscito?
Mi ha incaricato il Presidente che ha sagacemente notato la mia propensione alla disinformazione e ai traffici illeciti. Ha capito che dietro la mia faccia da bravo ragazzo in realtà si nasconde un pezzo di merda. All'inizio ero in ballottaggio con Bobby Brambo, ma poi gli ambienti mafiosi (pare si rivolga a Caccamo, ndr) hanno preferito raccomandare me perché Bobby parlava troppo poco.
Qualcuno dice che per scalare le gerarchie abbia commesso delle azioni non proprio cristalline.
Come ho già detto altre volte, io non ho ucciso Paolo Pegoraro. In effetti la sua presenza mi infastidiva, perché si potevano creare fastidiose omonimie che per il lavoro che faccio possono dare adito a situazioni spiacevoli. E quindi ho provato a farlo fuori. Ho visto una botola con delle prese e ho pensato potesse essere un bel luogo dove lasciare un cadavere. Io ce l'ho anche buttato dentro ma lui è uscito. La puzza che usciva dalla botola era dovuta al fatto che Pegoraro, scappando, ci ha perso un'unghia incarnita. Voglio segnalarle (off the record, ndr) l'esistenza di una versione segreta, che in quanto segreta io puntualmente le riporto: Pegoraro è la matrioska di qualcun altro. Pare che addirittura si sia trovato talmente bene nel ruolo di matrioska interna che ora faccia l'omino che sta dentro il Gabibbo.
Passiamo alla sua chiacchierata relazione con Silvia Ragusa. Persino Lidia Baratta l'ha accusata apertamente e ne è nata una polemica di dimensioni internazionali. Lei cosa ci può dire in merito?
Come direbbe il mio idolo Luciano Moggi, non confermo e non smentisco.
Ma può dirci cosa accade veramente in quella casa della perdizione occupata da lei, Baratta e Ragusa? E' vero che somministra droghe alle due donne?
E' molto complicato. Uso una camomilla drogata con Lidia e una fiala di sonnifero per elefanti per Silvia. Il sonnifero per elefanti l'ho rimediato dal circo che si era fermato in via Marx, a pochi passi da casa mia, la scorsa settimana. Speravo che queste fiale servissero per fermare il tremolìo delle gambe della Ragusa. Invece non c'è stato niente da fare. Lei si è addormentata, ma il tremolìo continua lo stesso. 
Ma è vero che al circo di via Marx c'era anche Jefferson che si esibiva come incantatore di serpenti?
Verissimo. Jefferson incantava i serpenti fingendo di parlare in arabo e fingendosi lui stesso un esule siriano. Quando ho trafugato le fiale, in quanto faccendiere mi sono recato dal Presidente del circo e gli ho comunicato che in realtà Jefferson, come si evince dal nome, non è arabo e che ha invece origini britanniche. Da allora il Presidente del circo lo chiama il Fabrizio Gatti di Damasco.
Da quanto sappiamo a lei stanno sulle balle quasi tutti i compagni di corso. Chi, tra loro, non riesce proprio a sopportare?
Tolga pure il quasi. Li odio tutti secondo una curva gaussiana.
Ha già trovato il suo brand?
Il mio brand è il sotterfugio, ovviamente. E mi sento anche molto intermediale, in quanto esprimo il sotterfugio con diversi mezzi: la parola, il testo scritto e l'immagine.
Come nasce la sua propensione al sotterfugio?
Nasce dalla propensione per la violenza. Psicologica, ovviamente, mai fisica. La mia forma preferita di violenza è la coltellata alle spalle.
Come valuta il grado di zizzania presente alla Tobagi?
La zizzania non è mai sufficiente. Il breakeven point era fissato a livello 50 e ci siamo già arrivati vicini. Auspichiamo di arrivare a 80 entro la fine del primo anno e far scoppiare la scuola entro il secondo.
Come percepisce la presenza di Silvia Favasuli alla Tobagi?
Con fastidio, estremo fastidio. Soprattutto per il tentativo di mettermi pressione sedendosi davanti a me mentre vengo intervistato.
Come pensa di riuscire a coniugare l'esperienza nel giornalismo e la sua terra, il Salento?
La domanda è difficile, ma credo che potrò riuscirci usando il mio ruolo da giornalista a fini politici. Sono uno dei promotori della secessione salentina dal resto dei pugliesi, che odio profondamente. Mi piace quando c'è una secessione o uno scisma: sono le massime espressioni della zizzania.
Qual è la sua testata preferita e il suo giornalista di riferimento?
La mia testata di riferimento è senza dubbio L'eco del Sudan, che sotto la mia spinta ha svolto una campagna clamorosa per la secessione del Sud Sudan. Il mio giornalista preferito è Bashir Ouatongo Sallusti, direttore del Khartoum Post.
Paolo Fiore, ma sente la lontananza dalla sua donna?
Ma quale donna? (sorrisetto da bunga bunga).
Si sente ottimista per il futuro della sua professione?
No, ma comunque il giornalismo è solo un mezzo. Il fine è la zizzania. Se mi dovessi accorgere che si riesce a diffondere maggiore zizzania attraverso l'uso della crema, andrei a fare il pasticcere senza pensarci due volte.  
Come di consueto, chiudiamo l'appuntamento col nostro ospite chiedendogli di farsi una domanda e di rispondersi con un altra domanda. Paolo Fiore, lei cosa si chiede e cosa risponde chiedendosi?
Che fa, batti? Batti lei?


Per saperne di più sul Faccendiere:
http://ecconomia.wordpress.com/
http://pienotitulo.blogspot.com/search/label/che%20faccenda%20che%20fa
 
  
 

giovedì 10 febbraio 2011

TOBAGI VISTA DA: Giorgio Caccamo

Come di consueto, sempre di giovedì, un modo per capire, per capirsi e forse anche per capirci. Percorsi umani ed esistenziali. Testimonianze di vita e di giornalismo. Quando una lezione, vista l'ora, è appena finita e una nuova lezione è appena cominciata. Una lezione in più per capire, vivere, sognare.

Buongiorno dottor Caccamo, lei inaugura la nuova rubrica Tobagi vista da, cosa prova al riguardo?
Eh, buongiorno, alla buon'ora (visibilmente contrariato per il ritardo di quelche minuto del redattore, ndr). 
Allora, sono passati quasi cinque mesi dal suo sbarco alla Tobagi. A proposito, lei come è sbarcato alla Tobagi?
Che domande, ovviamente in barcone! E devo anche confessarle che noto una certa somiglianza tra lo scafista e Gabriele Pieroni. Purtroppo, cinque mesi dopo non sono ancora riuscito a ricevere il permesso. Neppure il click day è servito a qualcosa. Devo dedurre che in questo Paese sono considerato una voce scomoda.
Come giudica i primi mesi di Ifg?
L'ambiente è bello, interessante, pieno di spunti. La critica che devo fare è che ci sono troppe ragazze. E' difficile lavorare serenamente.
Tra l'altro, qualcuno le attribuisce già 18 incontri sessuali, 24 due di picche e un flirt vero e proprio. Cosa ci può dire al riguardo?
Un master di giornalismo dovrebbe insegnare a usare le regole della discrezione e della deontologia professionale. Vedo invece che lei attua una vergognosa disinformazione. Comunque non posso dirle chi è la ragazza del flirt...
Quindi conferma che un flirt c'è?
Ma lei è davvero tendenzioso! (visibilmente nervoso, ndr). Lei chiede ma in realtà lo sa già. Ma io non le dico niente, se no poi so come fate voi giornalisti.
In molti si chiedono il motivo della sua scelta di venire alla Tobagi. Perché un master in giornalismo e non un corso del dopolavoro?
Ma guardi, innanzitutto facendo il dopolavoro avrei potuto giocare a calcio a un livello certamente più alto di quello al quale gioco settimanalmente alla Pro Patria. Per quanto riguarda il master, io non volevo venirci. Sono passato di qui e mi ci hanno tirato dentro. Avrei voluto fare una scuola di barman. 
In che modo si sente legato al luogo del master? All'Ifg si sente lo spirito di Indro Montanelli, che dà il nome alla piazza in cui si trova la scuola?
Me lo ricordo, Montanelli, sempre con quelle macchine da scrivere... In realtà non so cosa c'entri un operaio della Olivetti con il giornalismo.
Si vocifera che per avere il ruolo di capodesk (magnifico, ndr) lei abbia mosso poteri occulti molto forti. C'è chi giura che lei abbia agganci molto in alto.
(silenzio, ndr)
Anche per il suo blog, A sud di Tunisi, si sostiene che lei tragga giovamento dai suoi rapporti con il clan dei Casalesi.
Un giornalista dovrebbe informarsi bene, lei invece viene qui e non sa niente neppure delle mafie con cui sono in contatto. La mia collaborazione con i Casalesi è impossibile, meglio che non dica cosa penso dei campani. Per fortuna alla Tobagi non ce ne so... va beh, comunque i miei rapporti con i Corleonesi hanno favorito il mio blog. Dietro c'è tutto un movimento che arriva fino alla Germania. Uno dei miei collaboratori occulti è Bobby Brambo, che svolge un gran lavoro oscuro per aumentarmi le visite.
Lei è stato in Congo. Analogie e differenze con la sua convivenza con Pruneddu.
Le somiglianze sono molte. Innanzitutto, anche a casa nostra si mangia con le mani. Le differenze non  sono poi neanche tante, con Pietro ho sempre un pigmeo in casa.
Analogie e differenze tra la sua esperienza di lavoro in carcere e il master della Tobagi.
Non c'è alcuna differenza. 
Dopo questi mesi di praticantato ha già trovato il suo brand?
Guardi, ho un grosso timore per il mio futuro. Mi sento molto transmediale. Credo sarà molto più semplice per me trovare un brandy, però sono convinto di riuscire a crearmi un differenziale entro tre o quattro giorni.
Dottor Caccamo, ma davvero andrà a fare lo stage nel quotidiano delle Isole Tonga?
E' una voce che circola da tempo e mi sembra inutile smentirla. A Nuku'a Lofa non si parla d'altro. D'altra parte di cosa dovrebbero parlare alle Tonga?
Come sta seguendo la cavalcata trionfale del Milan verso il suo 18esimo scudetto?
Io non seguo il calcio (si tocca visibilmente e ripetutamente le palle, ndr). 
C'è chi giura di averla sentita bestemmiare a più riprese durante Milan-Lazio e Inter-Roma. 
Non ricordo di aver bestemmiato all'Old Fox dopo il quinto gol dell'Inter contro la Roma, segnato da Cambiasso al 90' su assist di Zanetti, e anche se lo avessi fatto alludevo all'avvenenza dei camerieri e alla simpatia dei compagni di bevuta (e di bestemmia, ndr).
Ha mai sentito parlare di un'organizzazione segreta chiamata Operazione Gufo?
Mi è giunta voce di questa cosa. Ma io me ne tengo alla larga, i pessimi soggetti che sembra ne facciano parte non meritano altro, in particolare Oliva. Tra l'altro, volevo dire che se io sono paragonato a un treno regionale Caserta-Battipaglia, Oliva dovrebbe essere il rapido accelerato Messina-Ravenna che non fa soste intermedie. I tempi di percorrenza del treno sono gli stessi di quelli di Oliva su un campo di calcio. Ricordo che nella sua carriera di calciatore Oliva era conosciuto come il Cuccetta.
Qual è il suo giornale preferito? E la trasmissione televisiva?
Il mio giornale preferito è ovviamente La Bibbia (allude a La Gazzetta dello Sport, ndr). Per quanto riguarda la televisione, io e Pruneddu a casa non ne abbiamo...
Preferite fare altro?
(sorrisetto allusivo, ndr)
Chi è il suo punto di riferimento come giornalista?
Certamente Marcello Veneziani, al quale mi ispiro anche per il look.
Oggi riceverà il tesserino da giornalista praticante. Come si sente?
E' solo un altro documento con sopra la mia foto per il quale verrò fermato dalle forze dell'ordine.
Si sente ottimista per la professione e per il futuro?
No.
Grazie, e arrivederci.
Sì, va beh, la prossima volta arrivi puntuale. (incaccamito, ndr)  

Per maggiori informazioni su Giorgio Caccamo
http://sicilitudine.blogspot.com/