lunedì 10 gennaio 2011

I veri motivi della mail di Pruneddu alla Favasuli

"ciao!
vi faccio una proposta in pieno esame: andiamo allo spazio forma più tardi? fatemi sapere se a qualcuno interessa che ci accodiamo, io vado in ogni caso :')"
(Proposta di Silvia Favasuli in data 3 dicembre 2010 durante l'esame di English for Journalism)

"sto grandissimo cazzo!
che palle quella merda di mostra!
vacci da sola!"
(Risposta di Elia Milani, pochi minuti dopo)

Chi non ricorda questo elegante intervento di Jefferson sulla gentile proposta della donna più contesa della Tobagi? Nella giornata di domenica 9 gennaio è scoppiato un nuovo caso che riguarda uno scambio di posta elettronica che riguarda la Favasuli. 
Qui sotto riportiamo la versione integrale della risposta di Pietro Pruneddu alla disperata richiesta di aiuto di Silvia, preoccupata per non aver visto La giusta distanza di Carlo Mazzacurati, per non aver finito il servizio tv per Squizzato, per non aver mai letto un libro di Amartya Sen, per non essere pronta per l'esame della Bilancia, per non essere ancora un brand. Ecco qui come si è espresso il buon Pietro:

"Silvietta,
le tue email mi mettono sempre agitazione. Adesso ti racconto una storia che forse ti farà sentire più sollevata.
Il giorno 22 dicembre sono andato in vacanza. Da quel giorno il mio unico pensiero è stato rivolto al cazzeggio/riposo. Di conseguenza: non ho mandato nulla per l'esame di sociologia, non ho mandato nulla a Squizzato, non ho girato nulla con la telecamera, non ho iniziato nessun blog. Domani 10 gennaio, ricomincia la scuola, forse farò qualcosa per mettermi in pari. Spero di essere stato terapeutico.
bacioni"

Ma cosa si nasconde dietro a queste parole apparentemente dolci e carezzevoli, in realtà intrise di rabbia e dissapore? Ve lo spieghiamo. Iniziamo a contestualizzare l'evento: era il pomeriggio di domenica 9 gennaio, ultimo giorno delle vacanze per le festività natalizie. Dopo quasi 20 giorni di cibo, alcol e sveglia a mezzogiorno, il ritorno a Sesto Marelli era alle porte. Pietro Pruneddu, sbracato su una sedia di paglia intrecciata, cercava di godersi le ultime ore di libertà. Nella piccola stanza che l'aspirante giornalista sardo ha affittato a Milano c'era un'aria tesa. Pruneddu aveva appena finito di mangiare l'ultima fetta di pandoro  condita con le lenticchie, quando sprofondò in un abisso di depressione. Tornare a Sesto Marelli era per lui un'idea insopportabile. Specialmente non voleva rivedere quelle 28 persone che sopportava a stento, e dover fingere che tutti gli fossero simpatici. Era nauseato dalla vista di Caccamo, il suo coinquilino che gli aveva recentemente rubato il ruolo di capodesk. Era deluso dal pareggio della sua squadra del cuore, il Milan, contro l'Udinese. Era incazzato per il fatto che Di Natale si sarebbe preso il merito dei due gol segnati da lui. Senza contare che aveva un certo dolore allo stomaco per aver assaggiato una fetta di torta alle albicocche di Caccamo. Da lì era arrivato a pensare al vuoto dell'essere, all'inutilità dell'esistenza. Improvvisamente, ricevette la mail della Favasuli. Sul momento, impugnò un coltello da cucina e si recòalla stazione dei treni di Cadorna, direzione Locate Varesino. In un lampo di lucidità, decise di rincasare e usare l'arma più pericolosa di cui era in possesso, la penna. E confezionò una mail che entrò dritta nella leggenda.

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