giovedì 24 febbraio 2011

TOBAGI VISTA DA: Stefano Glenzer

Come di consueto, sempre di giovedì, un modo per capire, per capirsi e forse anche per capirci. Percorsi umani ed esistenziali. Testimonianze di vita e di giornalismo. Quando una lezione, vista l'ora, è appena finita e una nuova lezione è appena cominciata. Una lezione in più per capire, vivere, sognare.

Caro Glenzer buongiorno, lei è il terzo ospite della nostra rubrica Tobagi vista da, appuntamento settimanale del palinsesto di A Pieno Titulo. Lo ricordo anche a beneficio dei giornalisti stranieri presenti in sala (allude a Caccamo, ndr). Innanzitutto, una curiosità: come mai è così appassionato a San Gervasio che, ricordiamo, è il santo da lei più bestemmiato?
Sono devoto a San Gervasio dai tempi delle elementari. Già allora bestemmiavo e per aggirare i rimproveri dei miei mi sono dovuto mettere di fantasia e trovare altri bersagli per i miei strali. San Gervasio è il mio preferito anche perchè a Verbania, che ricordiamo è la città più bella del mondo dopo Modica, ho un grande amico che di cognome fa Gervasoni.
Poche settimane dopo l'inizio del master lei si era già guadagnato la palma del miglior bestemmiatore. Ma la bestemmia è un mezzo o un fine?
E' certamente un fine. Considero questo traguardo un trampolino di lancio per continuare a fare attività socialmente utili. Tra l'altro non è stato difficile guadagnarmi questo alloro. Credevo che tra i trenta partecipanti al master avrei avuto avversari più difficili. Temevo molto Pegoraro, ma per fortuna da là sopra qualcuno l'ha tolto di mezzo. (l'intervistatore sbatte un ginocchio contro il tavolo e si lascia andare a un'imprecazione). Ecco, vedete come fate voi giornalisti. In questa situazione ci stava benissimo una bestemmia e lei invece ha ignobilmente insultato una povera lavoratrice. Basta con questo giornalismo bacchettone, bisogna avvicinarsi a questi importanti fenomeni culturali. 
Lo chiediamo sempre ai nostri ospiti: lei com'è sbarcato alla Tobagi?
Eh eh... la tachipirina fa un brutto effetto (edulcorato, ndr). 
Lei è arrivato alla Tobagi con già un soprannome: Pemper. Ce ne spiega il significato?
No.
Insisto.
Ma lei è proprio un interista! Va beh, si tratta di un'evoluzione del mix del mio nome col mio cognome. Alle medie una prof per sbaglio mi ha chiamato Stenfer, da lì ha subito un'evoluzione fino ad arrivare a Pemper.
Tutto molto bello. Parliamo un attimo dei suoi compagni di corso. Ha già trovato qualcuno da odiare in modo particolare?
Non odio nessuno. L'odio è un'invenzione dei preti di cui si serve Dio per gestire il suo racket sugli uomini. Cerco di non cadere in questo errore. Ho comunque un appunto sulla Tobagi: si potrebbe lavorare di meno. Il lavoro nobilita l'uomo ma non fare un cazzo lo rende divino.
Lei ha appena concluso il suo mandato di vicecapodesk. Come giudica questa esperienza?
Molto costruttiva, mi sento cambiato come giornalista e come uomo. Mi sento una persona migliore. Ho imparato a provare verso i sottoposti e a gestire le spinte interiori verso gli abusi di potere. A questo proposito, smentisco nella maniera più assoluta di aver chiesto a Pruneddu di portami a cavalluccio fino a casa. Anche perchè al massimo avrebbe potuto fare il pony. A ogni modo ringrazio Silvia Favasuli che ha creduto in me e nelle mie scarse capacità. Certo, non è stato facile lavorare in un desk dove era presente anche un Passante. Ma alla fine mi sono trovato bene anche con lui. Certo, se poi mi chiedete se lavorerò ancora con lui, allora ecco... quello assolutamente no.
A proposito del suo rapporto con la Favasuli, come è andato il binomio diavolo-acqua santa?
Non so proprio come rispondere a questa domanda. In effetti ho avuto modo di lavorare con la Favasuli già parecchie volte, a partire dalla vicenda dei writers colombiani. Diciamo che lei ci mette le informazioni e io il cervello.
Tra l'altro nel numero di MM ora in stampa si è occupato di modelle. Come mai ha scelto questo argomento?
E' un tema che mi sta molto a cuore, come tutte le inchieste a sfondo sociale. D'altra parte, la figa fa girare il mondo. 
Lei prima ha detto che se beve non fuma e se fuma non beve. Ecco, quale potrebbe essere invece il rapporto tra bestemmia e giornalismo?
Se lavoro, lavoro con la Favasuli. Se lavoro bestemmio. Se non vedo la Favasuli non bestemmio. La soluzione è non lavorare.
Caro Glenzer, so che lei non ama parlare della sua malattia. Ma può dire a chi ci legge se si può smettere di essere juventini?
Visti i recenti exploit si può guarire, ma io spero di restare malato a lungo. (da notare che tra i compagni di calcetto del Glenzy, c'è chi dice di aver visto sul suo stomaco segni di scarpe col tacco).
E' vero che ha fatto la preparazione estiva di quest'anno allo zoo di Berlino nella gabbia dei macachi congolesi? E se sì, ha visto anche Caccamo?
Caccamo l'ho visto, ma non erano macachi. Erano congolesi ma preferisco non aggiungere altro. Posso solo smentire categoricamente che fossero transessuali.
C'è molta curiosità intorno ai suoi occhiali da sole rosa. Come ne è venuto davvero in possesso?
Devo dire che il faccendiere Fiore ha ragione. Li ho vinti con i 100 bollini della Mattel che ho trovato dentro le confezioni delle Barbie.
Uno strano articolo di qualche giorno fa scriveva che lei nel 2014 diventerà Don Glenzy, parroco di Baveno. Per caso sente già i primi sintomi di questa trasformazione?
Per il momento no, anche se nelle ultime settimane per eccitarmi devo ascoltare Radio Marconi.
Ha seguito Inter-Bayern Monaco? Per chi ha tifato?
Sì l'ho seguita e ho tifato per l'Inter, anche perchè il calcio italiano ha molto da dare all'Europa. Poi mi piace molto Eto'o. Lo ammiro da quando so che vende le rose nel metrò, lo trovo un gesto molto bello da parte di un campione come lui.
Dottor Glenzer, ha già trovato il suo brand?
Il brand mi sfugge, il brandy no. Però posso dire che sono molto crossmediale. Infatti, quando gioco a calcetto mi piace molto giocare sulla fascia e, appunto, crossare.
E' ottimista per il suo futuro giornalistico?
Assolutamente sì. Ritengo di poter trovare moltre nicchie. Speriamo che queste nicchie mi facciano entrare.
Concludiamo come di consueto chiedendo al nostro ospite: si faccia una domanda e si risponda con un'altra domanda. Glenzer, cosa si chiede e cosa si risponde chiedendosi?
Chi vincerà lo scudetto tra Milan e Inter? E se fosse il Napoli? (appare difficile lo possa vincere la Juventus, ndr).

Per saperne di più su Stefano Glenzer: http://santacalcio.wordpress.com/

Per leggere le altre puntate di Tobagi vista da: http://pienotitulo.blogspot.com/search/label/tobagi%20vista%20da
 

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