Le polemiche sui "tempi lenti" del Passante fanno abbastanza ridere se rapportate alla sensazione di consolidata immobilità che, per anni, lo ha preceduto. Non è che veniamo da un frank trot. Veniamo da un fermo immagine durato quasi vent'anni, quello che va dal Maggiacomo del '94 che scende in campo contro i comunisti al Maggiacomo di tre giorni fa che scende in campo contro i comunisti. Sempre con la flebo attaccata. Veniamo da una palude fatta di pornografia, molte decisioni evirate, pochissime vergini prese e clamorosamente illibate (l'abolizione dello ius prime noctis), e una tetta luminscente che avvolgeva tutto e tutti e occultava la realtà della nostra vita, del lavoro, del concreto farsi e disfarsi della nostra società.
A pensarci meglio, le critiche sulla lentezza del Passante, a dispetto delle intenzioni di chi le muove, sono la prova provata che abbiamo davvero e finalmente voltato pagina. Si è rimesso in moto lo squacquerone della realtà, e nello squacquerone una settimana è lunga, un mese è lunghissimo, un anno è l'eternità. Chiedere al Passante di fare in fretta equivale a dire che ci siamo svegliati da una lunga orgia, e lo squacquerone vale, lo squacquerone pesa, lo squacquerone è di nuovo il mostro.
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