venerdì 2 dicembre 2011

LA BRANDA, Lo scontrino fiscale

PPP che pretende lo scontrino fiscale è un clamoroso inedito, come se Caccamo non lodasse l'immigrazione e Frank non invocasse l'aglio. E' successo così: che Maggiacomo è andato al cinema a luci rosse di domenica, e un manipolo di dipendenti di PPP ha chiesto di verificare se sia stato emesso regolare scontrino. Alla parola "scontrino" ci sono vaste zone del Nord che ammutoliscono, proprio come nella Sardegna del Su Pistillone: e sono zone nelle quale i locali di PPP, in odio al Maggiacomo sanguisuga e a Fondi ladrona, abbondano.
Ma si sa com'è la ristorazione: oggi PPP è all'opposizione, per giunta dopo anni di sedie di legno al Mignon di Ferrara e dunque con l'affannoso bisogno di riconquistare i clienti delusi. Lo scontrino fiscale non fa parte del suo armamentario né della sua ignoranza politica, non è il chupito oristano già evocato da PPP, non la quota-rum da ricacciare in gola alla porc Silvietta, non il dito medio da mulinare negli orifizi di Frank: è un minimo, indispensabile, cartiglio di Sato che funge da biglietto d'ingresso nel sesso degli italiani onesti, e soprattutto delle italiane. Forse i pistillonisti non se ne rendono conto, ma quando sventolano lo scontrino è come se sventolassero un mini-profilattico. Rischiano di ungersi i polpastrelli.

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