giovedì 10 novembre 2011

LA FOSSA DEL QUORE's back

A grande richiesta torna la posta del quore di A Pieno Titulo, racconti strazianti su palpitamenti (e pompate) del quore. Pubblichiamo il lamento che P. ci ha inviato al suo rientro (o quasi) al master. Il ritardo è colpa di Pisapia.

Cara Fossa del Quore,
ti scrivo dal mio cesso di dolore. La notizia che ha riempito di letizia i cuori dei più per me è stata una stilettata che mi ha debilitato nello spirito e nel corpo. Ma mentre soffro in questo autogrill ravennate non posso fare a meno di pensare che, se non altro, sto rimandando di qualche giorno lo scontro con la dura realtà.
L’idea di tornare nelle aule del master senza poter godere della Sua visione mi dilania. Sono immensamente contento per la sorte che il destino gli ha riservato, ma quando mi guardo dentro sento un vuoto enorme. La rassegna delle 9.30 senza lui sarà un’accozzaglia di deficienti senza peti nel freddo del mattino grigio di città. Chissà se lui legge la Gazza. Se con i colleghi commenta i risultati dell’Inter. Se si dispera come me, se sfugge gli sguardi e se ne sta rinchiuso nel cesso, stringendo forte a sé la carta igienica mentre si consola con il sudoku.
Cara Fossa del Quore, la mia lettera vuole essere un appello. A questo punto non possiamo più permetterci di nasconderci e accontentarci dei momenti rubati sulle tribune di San Siro, accompagnandoci a improbabili personaggi riccioluti profumatamente pagati per reggere… la messinscena. Caro P., amore mio, usciamo allo scoperto.
Tuo per sempre, P.

Risponde, la Ele

Caro P.,
come spesso accade con il tuo grido di dolore hai dato voce ai sentimenti di molti. Siamo tutti vicini a te e all’oggetto del tuo desiderio a cui anche noi rivolgiamo un appello: non aver paura, sono tutti pronti ad accettare questa verità.
Però, P., accetta un consiglio: niente colma il vuoto come una porchetta. Intera.

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