mercoledì 8 giugno 2011

PREMIO ALESSANDRO OLIVA, Alfredo Maria Minnone

Cenni biografici
Nasce da genitori siciliani a Porto Ceresio, sulle sponde dell'omonimo lago al confine tra Italia e Svizzera, nel lontano 1921. Soffre per il dramma della razza durante gli anni scolastici, per le marachelle dei compagni di classe, che lo accusano di essere un terùn. Durante la Seconda Guerra diserta e diventa partigiano, discriminato pur lì. Il resto è storia.

Componimento

Sbrodolino è stato una pedina politica.
Silvio B., sempre lui, è stato mente e artefice del diabolico bambolotto. Ben sapeva, avendolo imparato dai suoi mentori comunisti al di là della Muraglia, che il miglior modo per governare un Paese è partire da lontano. Forgiare gli intelletti della futura classe dirigente.
Ma come portare avanti una tale impresa? Decise di prendere a modello del puerile gioco un esponente politico con due caratteristiche precise: un minus habens con una laurea in filosofia. Rocco B.
Ecco come Silvio B. riuscì a conquistare e deviare le menti degli italiani. Un’idea di sicurezza, tranquillità e medietà che comportò la morte del libero pensiero già da infanti. I bambini smisero di giocare “al dottore” e iniziarono a giocare “alla famiglia”. E, poiché l’aborto era impossibile a quei tempi, iniziarono a formarsi famiglie di ciellini. Madri che curavano i figli Sbrodolini delle figlie. Questo fu il passaggio fondamentale che portò alla deviazione delle menti dei genitori. I nonni, gli unici che, avendo visto la guerra, erano rimasti sani, sarebbero morti a breve.
Dopo pochi anni infatti, fatta fuori la vecchia classe dirigente grazie all’aiuto di un pm che, pur grande, giocava con il bambolotto e ne aveva prese le sembianze, Antonio D.P., il terribile Silvio B. riuscì a vincere le elezioni. Questo suo regime durò molti anni, durante i quali continuò a far crescere i bambini a Sbrodolino.
Ma alcuni fatti iniziarono a minare la sua leadership. Innanzitutto, il suo primogenito PierDudi divenne omosessuale, terribile affronto per quel padre tanto esigente in termini di donne. Secondo, la nipote di Mubarak, straniera in terra straniera, non sapeva che gli Sbrodolini non fossero un gioco erotico e si lasciò sfuggire molte, troppe parole. Infine, un dramma: elementi deviati del clero smisero di importunare gli Sbrodolini e iniziarono con i bambini. La Chiesa, pur grande alleata, non sopportando l’onta, dovette quindi schierarsi contro Silvio B.
Infine, e siamo ad oggi, anche la sinistra, dopo alcuni tentativi abortiti (Romano P. e Walter V.) e solo vent’anni di dominio di Silvio B., capì che quella del bambolotto era la strada giusta da perseguire. Fu così che candidò a sindaco di Milano un uomo che, pur copia del modello di Sbrodolino, era rimasto nominalmente “comunista”. Costui, essere deviato che rubava automobili perché traumatizzato dai figli che gli sottraevano Sbrodolino, si candidò nel partito di un altro deviato (anzi proprio invertito), e batté la madre di tutti gli Sbrodolini, Letizia M.
Fu così che Giuliano P. riuscì a governare la tana di Silvio B., dando speranza di rinascita a tutti i giovani d’Italia.
Ma intanto due generazioni erano già andate perse.

Alfredo Maria Minnone

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