lunedì 27 dicembre 2010

Le pagelle del Presidente parte III

(Partita di calcetto del 5 novembre 2010)

Diamoutene, il modello di Fiore
FIORE                                    8
Per chi non ci credesse, eccolo qui il Montero del Salento, il Raoul Bova dello sperone, il Diamoutene della Walter Tobagi. Dirige la difesa con silenziosa autorevolezza, mostrando una fermezza degna del semaforico Prodi di guzzantiana memoria. Gli avversari gli arrivano a tiro e lui lì, fèèèrmo, tranquillo.

MILANI                     7,5
Per chi non ci credesse, eccolo qui l’imperialista biellese noto per il suo passato da cabarettista nei night club di Settimo Torinese. Corre sulle due fasce come se fosse Sarkozy a cavallo e fa tiri in porta come Glenzer ai cannoni comprati dai writers colombiani. Festeggia la vittoria in maniera fredda e cinica, manco stesse leggendo il suo commovente attacco sullo tsunami in Indonesia.

Una vista aerea delle isole Tonga, gia' in fermento per il prossimo arrivo di Caccamo

CACCAMO               7
Per chi non ci credesse, eccolo qui il jolly di Modica. Fischia e sbuffa come un regionale Caserta-Battipaglia, sfodera un invidiabile campionario di bestemmie dopo che un suo poderoso destro si stampa sul palo. Morde di continuo le caviglie degli avversari. A fine partita ha perso due molari e quattro incisivi. Ma il sapore della carne gli è piaciuto. Svolgerà lo stage nell’isola di Tonga, nel piccolo quotidiano locale di proprietà di una tribù di aborigeni. Cannibali.

LAMPERTI                8
Per chi non ci credesse, eccolo qui il piede sinistro di cardinal Bertone. Non incide sulla partita, se si eccettuano le 8 reti, i 27 assist e i 145 dribbling riusciti. Dimostra una grande capacità di stare in equilibrio sul campo bagnato: si sono contate 58 cadute, di cui 32 rovinose, sulla fascia di competenza. Innamorato del pallone, al 45’ dichiara che non lo avrebbe più passato fino al prossimo malanno. Al 46’ gli tira il polpaccio e va in porta.

Pieroni durante il riscaldamento prepartita
PIERONI                    6,5
Per chi non ci credesse, eccolo qui il bulldozer inferocito di Alba. Pressa gli avversari con la delicatezza di un editoriale di Feltri, l’eleganza di un comizio di Bossi, la leggiadria di Giuliano Ferrara che balla sulle punte. Se la prende anche con i suoi compagni: chiede le dimissioni di Jefferson che gli risponde: “Che fai, mi cacci?”. Negli spogliatoi si stava ancora chiedendo se la sua prestazione fosse più televisiva o più radiofonica.

ROCIOLA                  6
Per chi non ci credesse, eccolo qui il sobillatore del master di giornalismo, il turbolento della rassegna stampa. Una serata storta, oltre alla sconfitta deve registrare un pesante deficit economico, dovuto ai 25 euro di benzina fatti al motorino con cui cercava di stare dietro al Presidente. Forse distratto dalla tesi che sta completando dal titolo: “Heidegger e Gerardo Greco: dall’esistenzialismo alle freedom fries, un’ipotesi di soddisfacente sesso anale”. Esente da colpe sul gol finale.


Milo Infante, il riferimento di Rizzato
RIZZATO                   7
Per chi non ci credesse, eccolo qui l’eterno studente discriminato dagli affittuari milanesi per essere uomo e per aver fondato il Milo Infante Fan Club. Segna un gol dalla linea laterale del parcheggio dell’Uci Cinemas Bicocca, poi prova a tenere alto il morale della squadra anche nei momenti più difficili, mettendo in scena sulla fascia destra un piccolo spettacolo itinerante dal titolo: “Giacomo Leopardi e Slavoj Zizek rubano le carriole”.

GLENZER                 7
Per chi non ci credesse, eccolo qui lo smadonattore di Verbania. Sapete cosa fa adesso? Finge infortuni e corre come e più di prima. Questa volta, però, il suo triangolo dei ricavi è squilibrato. Segna due gran gol all’inizio, poi nella seconda parte si ritira a vita privata sulla sua fascia di competenza. Chi gli è passato accanto, giura di averlo sentito rimuginare tra sé e sé sulle differenze tra nota politica e news analysis.

Lo sguardo grintoso di Bobby Brambo
BRAMBILLA                        6,5
Per chi non ci credesse, eccolo qui il Sebastien Chabal di Sesto Rondò. La sua presenza è stata in forse fino all’ultimo, doveva partecipare a un seminario di Squizzato sul poststrutturalismo sincretico delle apparizioni televisive di Samantha De Grenet. Alla fine, lascia in secondo piano i suoi appuntamenti culturali e si presenta in campo. Immola la sua virilità per la causa segnando un gol in spaccata. Ha già comunicato a Elisa Sgorbani la sua assenza per l’8 marzo: ha un appuntamento a Casablanca.

MAGGIACOMO       6,5      
Per chi non ci credesse, eccolo qui il Mago Maggiò, come era affettuosamente chiamato il centravanti di Latina dai suoi compagni del circolo di ramino, luogo dove aveva svolto tutte le sue attività fisiche e sportive degli ultimi 4 anni e mezzo. Costretto a lasciare la flebo negli spogliatoi, ha un respiro leggero come quello del Baffo che faceva le televendite su Rete A. Va comunque in gol con la stessa regolarità con cui Ammaniti scrive il suo libro settimanale. Il suo brand è il colpo di testa, il suo target è Nadia Macrì.

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