lunedì 26 settembre 2011

CACCAMO&PRIVATO, Noi lavoriamo ancora. E voi no

Non scadrà mai il mio contratto e dunque questo è uno dei tanti articoli su A Pieno Titulo . Ho incominciato a scrivervi nel 2011, con qualche breve intervallo insignificante. Mi ha chiesto di scrivere il Presidente Lorenzo Lollo Lamperti e io gli ho proposto di mettere l'articolo il lunedì, perché la gente aveva bisogno di riprendersi dopo la messa domenicale.
È nata così la rubrica "Caccamo&privato" che siete abituati a leggere e in cui, in tutti questi mesi, ho parlato di argomenti lontani dal giornalismo istituzionale. Ho analizzato la vita quotidiana, ciò che succede alla gente comune, nelle case, nelle imprese, negli uffici, nelle scuole di giornalismo, nel cuore, nella mente e in altri organi degli uomini e delle donne. Ho scritto ciò che studiavo come clandestino e come milanista: la difficoltà di avere i documenti, compresa la tessera del tifoso, l'esigenza di un pasto caldo, compreso il panino con la salamella. Ho parlato dell’amore, dell’erotismo, della gelosia, della fedeltà e dell’infedeltà (chi se non io, d'altra parte?). Ho parlato dell’amicizia, della lealtà e del tradimento, per colpa di un appartamento a Bande Nere. Ho parlato dei capi (il Pres), dei creatori (Frank), degli imprenditori (il Faccendiere), ma anche dei distruttori (Oliva), dei prepotenti (Oliva) e dei vanitosi (Oliva). Ho parlato del lavoro, della scuola, dell’insegnare, dell’apprendere, anche se concretamente io non faccio nulla di tutto questo. Ho parlato della catastrofe e dello sconforto, della forza morale, dell’ottimismo e della speranza (sì, sono il titolista dei libri di Bruno Vespa). Ogni volta, anche nelle situazioni più difficili, ho cercato di trovare una nota positiva, una meta verso cui andare, come un rugbista qualsiasi. Non ho mai attaccato o deriso nessuno (a differenza di Oliva), ho sempre cercato di capire le ragioni del comportamento umano, però non sono mai riuscito a capire Oliva. Ho un ricordo bellissimo di A Pieno Titulo . È stato scrivendo i primi articoli che ho incominciato a elaborare quel linguaggio che mi consente di essere capito anche a nord di Tunisi. A Pieno Titulo è stato inoltre per me una grande scuola di libertà: ho sempre potuto scrivervi quello che volevo e non è mai intervenuto nessuno a dirmi cosa dovevo o non dovevo dire (mi hanno detto di scrivere questa cosa, ndr). Conservo un caro ricordo dei direttori che si sono succeduti, da Lidia Baratta (il ricordo è ottimo perché è stata cacciata) a Davide Lessi e Pisapia che mi ha fatto votare nello stesso seggio del Presidente. Poi Laszlo Bracaloni e, infine, un carissimo amico e maestro e idolo assoluto, Gianni Drudi. In conclusione, io scrivo ancora e Alberoni no.

1 commento:

  1. Alberoni lascia il Corriere e va al Giornale, vedi un po'. Ribadisco, io continuo a scrivere.

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