mercoledì 10 agosto 2011

A PIENO CINEMA, Makilè Zibibbu parte II

La trilogia della sfiga

L'aiuto regista di Zibibbu consulta
la sceneggiatura de La carie
Molto più di uno zibibbu sarebbe necessario per riuscire ad assistere integralmente alla trilogia cinematografica dell'omonimo Makilè. Dopo Il Piccione ammalato, Zibibbu si è lanciato nella titanica impresa della serie di tre film dedicati al Destino Avverso, ribattezzata dai guru del villaggio zimbesiano in cui Makilè risiede, "la Trilogia della Sfiga".
Un'opera impegnativa, ma intensa: tre opere per un totale di 598 minuti di visione. Un formato che in questa Repubblica centrafricana è considerato un medio/cortometraggio. Cosa che ha fatto sempre soffrire Zibibbu, che aspirava a diventare uno dei migliori artisti della zona, che vengono giudicati solitamente in base alla lunghezza delle loro opere. Il più famoso critico cinematografico zimbesiano, Miòpe Murandu, nel suo celebre dizionario del cinema (composto da più di 16 titoli, cioè 17) assegna una stella per ogni 100 minuti di durata filmica. Murandu è il capostipite, e per ora l'unico sostenitore, della poetica dello stillicidio, secondo la quale l'uomo deve nascere, crescere e morire da spettatore, possibilmente di un unico film in cui l'ultimo pianosequenza corrisponde, pasolinianamente, al decesso del fruitore. Il film più celebrato da Murandu è Il bradipo di Sokilè Marsalah, che racconta le fasi di corteggiamento di un bradipo a una bradipa che si trova a due alberi di distanza. Un'opera lunga nove settimane e mezzo in cui fa un cammeo Mickey Rourke nel ruolo del fratello del bradipo.
Zibibbu ha sempre sofferto la preferenza dei critici per Marsalah e ha provato a rispondere a Il bradipo con questa trilogia: Sfigebe si è fermato a Ebola, La carie e L'ufficio postale. Dopo il successo del personaggio di Sfigebe ne Il piccione ammalato, Zibibbu ha ceduto alle richieste dei fan (sua madre) di raccontare nuove gesta del cacciatore dal cuore tenero. In Sfigebe si è fermato a Ebola affronta il tema dell'untore, rifacendosi con ammirabile coraggio a Manzoni e alla Divina Provvidenza, mischiato alla nuvola fantozziana. Il risultato è che per Zibibbu Dio è una nuvola carica di mistero e di acqua acida. Il percorso esistenziale di Sfigebe continua nel successivo La carie, un mockumentary nel quale il protagonista tenta di salvare l'unico dente rimasto a Ugah Tartàr, lo stregone del villaggio, famoso per curare il mal di denti con porzioni familiari di miele. La Meschina Contingenza farà sì che la notte decisiva Ugah Tartàr perda il suo unico dente nutrendosi inconsapevolmente del piccione ammalato aiutato da Sfigebe nel primo film di Zibibbu. L'ufficio postale è invece il commovente resoconto dell'odissea di Sfigebe, che attende un piccione viaggiatore all'ufficio postale più vicino al suo villaggio, ovvero a 495 km di distanza. Ogni giorno Sfigebe in groppa a un cammello compie la traversata per arrivare prima dell'orario di chiusura. Ma è ignaro che l'ufficio postale resta aperto al pubblico solamente dalle 14,10 alle 14,15 di ogni mercoledì dispari del mese. I problemi per Sfigebe saranno interminabili, fino a quando non avrà la brillante idea di fermarsi a dormire nell'albergo di fianco all'ufficio postale, che fa il check-in dalle 7,10 alle 7,12 di ogni plenilunio dove grandini. Si dice che l'ultima volta che l'albergo abbia ricevuto un ospite fosse nel periodo dell'invenzione della ruota, ai tempi del primo governo Andreotti. Alcune sequenze de L'ufficio postale sono state girate da Esmeralda, la scimmia aiutoregista di Zibibbu, che ha questo nome in onore al film Vita smeralda con Jerry Calà, di cui Zibibbu è un grande estimatore. Queste sequenze sono riconoscibili per la pulizia delle inquadrature rispetto allo stile più nervoso di Zibibbu, e per le urla di sottofondo che il fonico Cerum N'Ktulu ha scordato di togliere dalla traccia audio e che conferisce, ancora una volta, un effetto bestiale da cinéma verité tanto caratteristico delle opere zibibbuiane. Si racconta che anche l'aspro critico Murandu, che si presenta alle proiezioni sempre dotato di cronometro e di pappagallo, abbia pianto in sala durante i tre mesi di proiezione. Forse anche perché il giorno dopo doveva spedire una raccomandata.

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